Matteo Renzi difende il suo governo e le sue riforme, rivendicando che l'esecutivo è riuscito a fare dei passi avanti. "L'Italia non va bene - ha detto intervenendo in Senato -, ma meglio, perché in due anni la politica ha dimostrato che, credendoci, le cose si possono fare. Dopo anni di ubriacatura di tecnici, subalternità rispetto a economia e finanza, la politica ha finalmente ripreso il suo posto".
Il Senato approva il ddl Riforme con 180 sì - A Palazzo Madama il disegno di legge sulle riforme costituzionali è stato approvato con 180 voti a favore. Contrari 112 senatori, un astenuto. Il testo torna ora nuovamente alla Camera dei deputati per l'approvazione definitiva.
"Se perdo il referendum, lascio" - "Prendo un impegno esplicito: in caso di sconfitta trarremo le conseguenze". Con queste parole Matteo Renzi ribadisce in Aula che se perderà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale lascerà la politica "e proprio per questo motivo - aggiunge - sarà affascinante vedere le stesse facce gaudenti quando i cittadini avranno dimostrato da che parte sta l'Italia, sta dalla parte di chi ci crede".
"Vedremo da che parte sta il popolo" - "Andiamo a vedere da che parte sta il popolo se stanno con chi scommette sul fallimento o con chi crede nel futuro dell'Italia", ha proseguito il premier nel suo discorso. "Sono gli italiani il nostro punto di riferimento - ha aggiunto -, quelli che assistono a queste scene e pensano che educazione civica sia innanzitutto ascoltare e poi replicare, sono gli italiani che noi chiameremo ai seggi, andremo casa per casa".
"Noi record fiducie, ma non l'avete mai negata" - Il presidente del consiglio ha poi sottolineato: "In due anni non riesco a contare il numero delle volte in cui vi abbiamo chiesto la fiducia, in questo forse abbiamo esercitato un record non positivissimo. La cosa bella è che non ce l'avete mai negata".
Maggioranza governo ferma a 158, non raggiunge 161 - La maggioranza che sostiene il governo Renzi non sarebbe riuscita da sola ad approvare il ddl Boschi per il quale era necessaria la maggioranza assoluta di 161 voti. Sfogliando i tabulati si legge infatti che hanno detto si' alla riforma anche 2 senatori di FI (Bocca Bernabò e Riccardo Villari), 17 verdiniani e 3 esponenti tosiani di "Fare". Se ai 180 sì raggiunti in Aula si tolgono 17 più 3 più 2 si arriva a 158. A questo si aggiunga il no al testo del Dem, Walter Tocci.