Regista, sceneggiatore, produttore, pittore, fotografo, musicista. Tutto questo è David Lynch, arrivato oggi ai 70 anni dopo averci regalato opere e racconti visionari, onirici e surreali. "Credo che un film sia un luogo in cui si entra per vivere un'esperienza, come leggere un libro". Tanti auguri, mentre attendiamo con curiosità per il 2017 la terza stagione di "Twin Peaks", opera simbolo della sua produzione.
Nato in Montana, successivamente si trasferisce a Los Angeles per inseguire i suoi sogni. Qui racimola i soldi per produrre il primo lungometraggio, "Eraserhead - La mente che cancella". Il budget finisce presto, così chiede aiuto ad amici e parenti, mettendosi anche a vendere giornali. Nel 1977 completa l'opera che si ritaglia uno spazio nel circuito delle proiezioni notturne, ottenendo un inaspettato successo di critica. Con "The Elephant Man" fioccano nomination agli Oscar e grandi consensi di pubblico e critica, oltre l'offerta da Lucas di dirigere "Il ritorno dello Jedi".
Dopo l'insuccesso del controverso "Dune" (1984), il regista si rialza due anni dopo con il noir "Velluto blu". Il film gli fa conquistare il cuore di Isabella Rossellini (sua compagna per 5 anni), il favore della critica e una candidatura all'Oscar per la regia. Da qui parte anche il sodalizio con il compositore Angelo Badalamenti, il suo alter-ego musicale.
A sorpresa, il maestro si interessa alla tv, e nel 1990 arrivano i misteri di "Twin Peaks". Pur osteggiando la seconda stagione, Lynch realizza un prequel cinematografico, "Fuoco cammina con me", che però si rivela un flop. Ma poco dopo vince la Palma d'Oro a Cannes per il road movie "Cuore selvaggio". Preceduto da "Strade perdute" (1996) e "Una storia vera" (1999), capolavoro indiscusso è "Mulholland Drive" (2001). Concepito inizialmente come una serie televisiva, viene trasformato in lungometraggio grazie al finanziamento del distributore francese Canal Plus e gli regala la seconda Palma d'Oro a Cannes. L'ultimo lungometraggio è "Inland Empire", del 2005.