AL MANZONI DI MILANO

"L'uomo, la bestia e la virtù", il Manzoni apre il 2016 nel nome di Pirandello

Dal 14 al 31 gennaio debutta a Milano l'opera del 1919 dello scrittore siciliano, "un Pirandello francamente comico, ma con risvolti di grande impotenza e di amarezza"

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Geppy Gleijeses, Marco Messeri e Marianella Bargilli sono "L'uomo, la bestia e la virtù" nella messinscena firmata da Giuseppe Dipasquale in scena al Teatro Manzoni dal 14 al 31 gennaio. "E' l'opera più divertente e farsesca di Pirandello", dice Geppi, "ma è un umorismo che porta sempre a riflettere, si ride delle convenzioni borghesi, ma queste vengono messe sotto una lente di ingrandimento deformante...".

Messa in scena per la prima volta proprio a Milano nel 1919 al teatro Olimpia questa commedia in tre atti, scritta da Pirandello nello stesso anno torna quindi nel capoluogo lombardo in tutta la sua amara comicità. "Quando l'opera debuttò a teatro non fu un gran successo - racconta Geppi -, i temi trattati non erano proprio adatti a quei tempi, oggi le cose sono cambiate, ma resta il leitmotiv di tutti i lavori di Pirandello, ovvero il tema del mascheramento”.

Ed è su quello che si basa la trama della commedia. L'uomo è la prima maschera, quella del professor Paolino (Gleijeses) che nasconde sotto il suo ostentato perbenismo la tresca con la signora Perella (Bargilli). A lei la maschera della virtù, quella cioè di una morigerata e pudica madre di famiglia praticamente abbandonata dal marito, capitano di marina Messeri), che appare agli occhi della gente con la maschera della bestia. Egli convive con una donna a Napoli e, nelle rare occasioni in cui incontra la moglie rifiuta, con ogni pretesto, di avere rapporti con lei. La commedia in maschera potrebbe proseguire con piena soddisfazione di tutti se il destino e il caso non intervenissero a far cadere le false apparenze. La signora Perella rimane infatti incinta ad opera del professor Paolino che a questo punto sarà costretto, al di là di ogni morale, a rimettere in piedi l'ipocrita buon ordine borghese, cercando di convincere tutti che la signora Perella è rimasta incinta in una delle rare occasioni dal marito. Ma come? Facendo in modo che il recalcitrante capitano abbia almeno un rapporto sessuale con sua moglie. Tutto dovrà avvenire in una sola notte perché tanto è il tempo che il capitano soggiornerà in casa prima di ripartire e rimanere assente per due mesi. "Per essere sicuro del risultato il professore si farà preparare un afrodisiaco, una sorta di pasticcio, per stimolare i sopiti sensi del capitano e inciterà la vergognosa amante a mostrare le grazie che tiene virtuosamente nascoste", racconta Marco Messeri: "Io faccio la parte del cattivo - continua -, però poi Pirandello gira un po' le carte e mette in mostra come va il mondo, ovvero a corrente alternata, positivo e negativo coesistono nelle varie vite dei personaggi e nelle vite umane...".

Uno spettacolo pieno di sorprese, che tiene desta la curiosità del pubblico e che rimescola continuamente le carte... "Tolta una maschera ce n'è subito sotto un'altra e poi un'altra ancora. I personaggi non hanno una vera identità... come nella vita", racconta Geppi: “Come in tutte le commedie di Pirandello si tratta di uno spettacolo allegorico, metaforico e ... surreale”. Quando poi tutto è ormai pronto per la trappola sessuale in cui dovrà cadere la bestia. Il professore se ne andrà lasciando libero campo per il capitano rimanendo d'accordo con la signora Perella che: “Verrò domattina all'alba, davanti alla tua casa. Se è sì fammi trovare un segno; ecco, guarda, uno di questi vasi di fiori qua, alla finestra della veranda." Ma la mattina successiva nessun vaso di fiori appare alla finestra...

PER INFORMAZIONI
Teatro Manzoni
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