Stringersi la mano è uno dei gesti più frequenti nell'interazione sociale. Di solito costituisce un saluto o una presentazione, ma può essere utilizzato anche come forma di ringraziamento verso l'altro. Conosci la sua origine? L'abitudine alla stretta di mano è nota fin dall'antichità, ma acquista un significato ulteriore nell'Europa medievale, quando i signori delle ricche casate, incontrandosi, si stringevano l'avambraccio come segno di pace, prova che le maniche non nascondessero armi. Oggi stringersi la mano si riveste di un senso nuovo e comunica informazioni sulla nostra personalità, ecco perché farlo con consapevolezza aiuterà a comunicare un'impressione positiva.
MOLLE E SFUGGENTE – Quante volte ti capita di dare la mano e sentire quella dell'altro che scompare fra le tue dita senza esercitare alcuna pressione? Forse sei tu a farlo, senza pensarci. La stretta di mano molliccia e sfuggente è molto frequente, ma dà una pessima impressione, perché è senza forza, si arrende all'altro senza affermare la propria energia. Quando facciamo così la mano diventa un guanto molle e senza vita: decisamente poco piacevole.
FORTE… E AGGRESSIVA – Ti sarà decisamente capitato di incontrare qualcuno con l'abitudine di stringere la mano così forte che le ossa sembrano scricchiolare cupamente. Se un palmo molliccio e privo di forza è privo di ogni attrattiva, lo è altrettanto una stretta così forte da far quasi male all'altro. Non c'è bisogno di imporsi, al contrario il vero incontro nasce all'insegna del rispetto e di un ascolto condiviso.
AUTENTICA ARMONIA – La prossima volta che ti capiterà di stringere la mano a qualcuno prova a farlo con decisione, senza stringere troppo, né arrenderti alla forza dell'altro. La stretta di mano positiva crea fiducia, è un contatto empatico con l'altro, è elastica e vitale, ma non invade, né fa male.
FIN DA PICCOLI – È un gioco che con i bambini si fa spesso: stringersi la mano reciprocamente, presentandosi a vicenda. Insegna ai piccoli a farlo in modo consapevole. Stringere la mano con energia e guardare negli occhi la persona di fronte a noi insegna a affermare la propria personalità, coltivando una vicinanza positiva, e migliora l'autostima.
IL VALORE DEL CONTATTO – Secondo alcune ricerche mediche nel momento in cui ci si stringono le mani, il cervello risponde attivando alcune aree, che corrispondono ad amigdala e solco temporale superiore. È stato ipotizzato che questa pratica sociale aiuti una valutazione positiva di chi abbiamo di fronte. Questo dato introduce una riflessione interessante sull'importanza del contatto fisico nelle relazioni sociali: un'abitudine, purtroppo, sempre più rara.
CERCARE L'ALTRO – Sempre più spesso oggi viviamo in contesti dove i contatti vengono ridotti al minimo, eppure il semplice sfiorare un braccio o toccare una spalla, con discrezione e calore, possono arrivare all'altro più di mille parole. Quando cerchi un modo per far capire a qualcuno che sei presente e capisci la sua situazione prova a attivare l'empatia grazie al contatto. Rispetto al linguaggio verbale, la comunicazione non verbale arricchisce e crea una vicinanza più intensa e immediata. A volte basta un tocco garbato o uno sguardo che viene dal cuore per fare la differenza