Giallo di Empoli, nessun indagato per la donna trovata soffocata
Gli inquirenti non escludono l'ipotesi suicidio, ma l'ex convivente dice: "Amava troppo la figlia per togliersi la vita"
Non c'è ancora nessun nome iscritto nel registro degli indagati per la morte di Beata Balon, la 45enne polacca originaria di Varsavia trovata ieri mattina senza vita, soffocata da un sacchetto di plastica in testa nel suo appartamento di Empoli (Firenze).
Il compagno della donna, una guardia giurata italiana, è stato ascoltato l'11 gennaio fino alle 21 e trattenuto per circa nove ore nella compagnia carabinieri di Empoli. È stato proprio lui a trovare il cadavere e a lanciare per primo l'allarme.
Fra le persone sentite in caserma anche l'imprenditore edile Giuseppe Bongiovanni, ex compagno di Beata Balon e padre della sua seconda figlia, che ha 19 anni (la donna aveva avuto un altro figlio da una precedente relazione, quando ancora viveva in Polonia).
Gli inquirenti stanno passando al vaglio ogni possibilità, compresa quella del suicidio: la Balon stava attraversando un momento buio e si sfogava su Facebook: "
Nessuno capisce la mia sofferenza, da quando ho perso mia madre non sono più io", scriveva. Eppure sembrava intenzionata a lottare: "Bisogna andare avanti, saltare gli ostacoli fino alla fine, non pensare negativo. Prima o poi tutto si sistema, ci vuole tanta forza e io ce l'ho".
Bongiovanni si rifiuta di credere che la donna con cui ha convissuto per 15 anni si sia ammazzata: "Beata - racconta - aveva avuto problemi legati all'alcol e alla depressione. In passato era arrivata, in particolari momenti di debolezza, anche a minacciare di compiere gesti estremi. Ma sono convinto che
non avrebbe mai lasciato sua figlia da sola a questo mondo".
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