Previste sanzioni dai 5 mila ai 30 mila euro

Ingiuria e atti osceni, cosa esce dal codice penale (ma occhio alle sanzioni)

Il governo è pronto a varare due decreti legislativi sulla depenalizzazione di alcuni reati minori. Resta lo scoglio della cannabis

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A fare pipì per strada o guidare con la patente revocata non si rischierà più il carcere (ma costerà comunque caro): sono pronti per l'esame finale del Consiglio dei ministri due decreti legislativi, che abrogheranno cinque reati finora puniti con multa o ammenda e ne trasformeranno altri in illeciti amministrativi.

Rientrano nel primo provvedimento - e dunque saranno cancellati dal codice penale - l'ingiuria, la sottrazione di cose comuni, l'appropriazione di oggetti smarriti, la falsità in scrittura privata e quella in foglio firmato in bianco. Il secondo decreto comprende invece pubblicazioni e atti osceni, la guida senza patente, l'installazione di distributori di benzina abusivi, il noleggio di materiale coperto da copyright, l'abuso della credulità popolare, l'omesso versamento di ritenute previdenziali fino a 10 mila euro, il rifiuto di prestare la propria opera in caso di tumulto.

Per i reati abrogati, la persona offesa non dovrà più sporgere querela, ma potrà chiedere al giudice civile un risarcimento che va dai 100 ai 12 mila euro. Chi commette uno dei nuovi illeciti, invece, andrà incontro a sanzioni fra i 5 mila ai 30 mila euro: un conto ben più salato rispetto alle attuali ammende, che dovrebbe fungere da deterrente in maniera più efficace e al contempo alleggerire il lavoro della macchina della giustizia.

Dopo il dietrofront del governo sul reato di immigrazione clandestina "perché la gente in questo momento non capirebbe", rimane il nodo della depenalizzazione della coltivazione di piante stupefacenti, finora punita con la reclusione fino a un anno.

A Palazzo Chigi ci si chiede se, anche in questo caso, la percezione della sicurezza debba predominare sull'opportunità di depenalizzare un reato minore, che tuttavia ingolfa i tribunali. L'importante, ora, è decidere in fretta: la legge delega votata dal Parlamento nel 2014 dà tempo al governo fino al 17 gennaio per varare i due decreti.