I social media piangono Ruqia, la coraggiosa giornalista che con Facebook e Twitter ha osato sfidare l'Isis e per questo ha pagato con la vita. C'à chi attacca i "codardi jihadisti" e chi pubblica la fotografia della sorridente 30enne che indossa un hijab nero. Ruqia Hassan è stata definita l'unica reporter indipendente donna che abbia descritto con le sue cronache pungenti la vita a Raqqa, roccaforte jihadista in Siria.
La morte della ragazza, fattasi conoscere sulla rete come una coraggiosa 'citizen journalist', talvolta con lo pseudonimo di Nisan Ibrahim, risalirebbe a tre mesi fa. Ma solo nei giorni scorsi sembra che l'Isis abbia comunicato ai genitori di averla "giustiziata" in quanto "spia", raccontano gli attivisti di Raqqa, diffondendo anche quelli che vengono presentati come gli ultimi tweet di Ruqia. "Sono a Raqqa e ho ricevuto minacce di morte", vi si legge. "Ma quando l'Isis mi arresterà e mi uccidera' sara' ok, perche' loro mi taglieranno la testa e io ho la mia dignita'. Meglio che vivere nell'umiliazione con l'Isis".
L'Independent traduce poi l'ultimo post sul profilo Facebook della ragazza, pubblicato a luglio per ironizzare sulla guerra al wi-fi dichiarata dai jihadisti nella sua città. "Avanti - scriveva Ruqia - tagliateci internet, i nostri piccioni viaggiatori non se ne lamenteranno". L'Isis però, stando alle testimonianze degli attivisti siriani, ha anche preso il controllo del profilo Facebook della reporter dopo la sua morte e ha continuato ad aggiornarlo: un modo per tendere una trappola ad altri oppositori dello Stato islamico che cerchino di comunicare con lei, credendola ancora in vita.