IN SCENA A MILANO

Lorella Cuccarini, una perfida matrigna in Rapunzel: "Che bel gioco fare la cattiva"

La showgirl interpreta Madre Gothel nel musical in scena a Milano fino al 10 gennaio e poi in tournée in tutta Italia

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E' in scena al teatro Arcimboldi di Milano fino al 10 gennaio "Rapunzel", il musical diretto da Maurizio Colombi che vede Lorella Cuccarini nei panni di Madre Gothel, la perfida matrigna della ragazzina dai lunghissimi capelli. "Calarmi in questo ruolo è stato un gioco divertentissimo - spiega a Tgcom24 -. Amo le sfide ma questa mi sembrava particolarmente difficile ma sono felice di averla accettata".

C'è una prima volta per tutto. Anche per vedere Lorella Cuccarini nei panni di una cattiva, anzi, cattivissima madre. Lei che è stata la donna più amata dagli italiani, lei mamma felice di quattro figli, si cala ora nei panni di una madre feroce. L'occasione è stata la riduzione teatrale della fiaba "Rapunzel" realizzata da Colombi e che nella scorsa stagione, nelle prime rappresentazioni Roma, ha fatto il botto ("Dovevamo stare in scena due settimane e ci siamo restati due mesi" dice Lorella). Con lei in scena ci sono Alessandra Ferrari e Giulio Maria Corso in uno spettacolo che rilegge profondamente la storia originale e che sul piano musicale offre una serie di canzoni originali composte dal trio Alessandro Procacci, Davide Magnabosco e Paolo Barillari.

Come si passa da bionda più amata dagli italiani a perfida mora?
Per me è stato un gioco fantastico. Lo sanno tutti che quelli dei cattivi sono i ruoli più sfiziosi, permettono delle coloriture che spesso con i buoni non riesci a dare. Ci abbiamo lavorato molto: alla fine la mia Madre Gothel è un personaggio sì spietato ma anche grottesco, buffo e, alla fine, lascia con il sorriso sulle labbra.

In cosa è diversa dal film?
Con Maurizio Colombi si è deciso di raccontare la genesi della cattiveria di questa donna. In fondo anche i cattivi hanno le loro ragioni ogni tanto, possono esserci esperienze che li hanno resi così ruvidi e perfidi. E quindi la Madre Gothel dello spettacolo ha uno spessore e un peso diverso rispetto a quella del cartone.

Quando ti hanno offerto la parte hai pensato "finalmente!" o "io questa cosa non posso farla"...?
No, finalmente non l'ho detto. Non perché non volessi recitare nel ruolo di una cattiva, anzi, ma le difficoltà inizialmente mi sembravano molto alte. Per un attore entrare in un personaggio lontano da ciò che si è nella vita è molto stimolante. In fondo quasi tutti i personaggi che ho interpretato in teatro, dalla Sandy di "Grease" in avanti, erano donne alle quali mi sentivo affine. In questo caso non potrei esserne più lontana. E per quanto io ami le sfide questa mi sembrava particolarmente difficile.

Alla fine però ti sei convinta...
Sì, e sono felice di averlo fatto.

Ma sei riuscita a entrare da subito nel personaggio o è stato effettivamente complicato?
I primi giorni di prove sono sempre difficili. Devi prima decostruire per poi trovare la strada giusta per arrivare all'interpretazione migliore. In questo senso Colombi mi ha aiutato molto e ha fatto un grande lavoro. I dubbi non sono mancati come i momenti complicati, anche perché anche da un punto di vista vocale il ruolo non è semplice: le canzoni di Madre Gothel hanno un'estensione molto ampia, toccando note basse per poi arrivare ad acuti. Ma alla fine abbiamo ottenuto un risultato di cui sono molto soddisfatta.

A che punto è la tua carriera oggi?
Dopo 30 anni posso dire di essere in un momento di grande consapevolezza, dove mi permetto di fare solo le cose che mi piacciono davvero. Non sono mai stata una che scalpitava per esserci a ogni costo ma oggi più che mai scelgo gli ambiti in cui mi sento a mio agio. E il teatro e il musical mi danno grande gioia: per una che ha iniziato a 8 anni sognando questo mondo è una grande realizzazione.

E della tv di oggi cosa ne pensi?
Mi è impossibile non guardarla con un occhio rivolto al passato che ho vissuto. Quella era una televisione di eccellenza, che per molti anni è stata presa a modello. Oggi purtroppo si è un po' tutto omologato, abbiamo perso la nostra unicità. Nel nostro modo di fare artigianato siamo stati creativi e capaci. Sarebbe bello tornare a quel modo di lavorare, anche senza perdere di vista l'estero che può comunque offrire spunti interessanti.