Luci a Nordest

Veneto e Friuli: le magiche notti dei falò

L’arcaica tradizione dei Pignarûi e dei Pan e Vin da cui si traggono auspici per il 2016. Eventi epifanici a Cividale e a Gemona

© dal-web| Il celebre Pignarul di Tarcento

Veneto e Friuli Venezia Giulia sono le regioni d'elezione dei falò epifanici dove storia e leggenda si fondono e si confondono, le tradizioni sono ancora vita vissuta,i luoghi evocano personaggi e storie. Molte sono le antiche tradizioni popolari, sia di origine pagana che di origine cristiana,che il Veneto e il Friuli Venezia Giulia conservano gelosamente e che si ripetono da secoli se non da millenni.

In Veneto la notte del 6 gennaio, questi spettacolari fuochi divinatori che si chiamano, a seconda della zona “Pan e Vin” o il più inquietante “Brusa la vecia”. I roghi del pan e vin si tengono in tutta la campagna trevisana (e a Treviso) che si illumina creando un effetto magico e straniante che ricorda gli sfondi di alcuni pittori fiamminghi, come Bosch o Bruegel. Questi falò (retaggio del rito propiziatorio a Beleno, dio celtico del fuoco) come quelli friulani (che illuminano la notte tra il 5 e il 6 gennaio) sono propiziatori: se il fumo va a oriente sarà buono, se va a occidente sarà invece sfavorevole. In Friuli l'Epifania significa anche due rievocazioni molto originali, che si tengono a Gemona e a Cividale. Più urbane, ma anche altamente spettacolari i falò “Brusa la vecia” di Padova, nel Prato della Valle oppure a Verona, sullo sfondo dell'Arena. Anche la notte della campagna friulana sui accende di mille fuochi nella notte.

Il pignarûl grant di Tarcento - È il più famoso dei pignarûi e la predizione del Vecchio Venerando che lo accende e legge il destino dell'anno che sta iniziando dalla direzione del suo fumo, la più attesa. Quest'anno l'accensione del falò è alle 22.00 del 5 gennaio. A precederla, la sfilata al lume delle fiaccole di un corteo in costumi medievali, che dal centro del paese raggiunge i ruderi del castello di Coia, dove durante il giorno viene preparata un'altissima catasta di legna. Tutta la conca tarcentina è punteggiata da fuochi, che brillano sulla cima delle colline e, da segnalare anche il falò di Cergneu (Nimis), chiamato il Risveglio del Pust, legato anche al carnevale sloveno.

La Messa dello Spadone a Cividale - Viene celebrata con grande solennità in Duomo il 6 gennaio alle 10.30. Ritmata da canti aquileiesi del IV secolo, deve il nome alla lunga spada, appartenente un tempo al patriarca Marquardo von Randek, con cui il diacono, con un elmo piumato in testa, saluta per quattro volte i fedeli. L'ultimo saluto segnava, nella tradizione popolare, l'inizio del Carnevale e ora dà il via a un'imponente e vivacissima parata di armigeri, nobili, popolani con ricercati abiti e corredi scenici, che mette in scena il primo ingresso a Cividale di Marquardo, avvenuto nel 1366. La Rievocazione storica prosegue, con musiche ed esibizioni, per tutta la giornata.

La Messa del Tallero a Gemona - Ripete simbolicamente con l'offerta di un tallero, moneta d'argento di Maria Teresa d'Austria - il gesto di sottomissione da parte del potere temporale a quello spirituale, che la Magnifica Comunità di Gemona ha ripetuto per secoli. Decine di figuranti in costume rinascimentale percorrono il 6 gennaio via Bini, cuore del centro storico, e si recano in Duomo, dove viene celebrata la messa durante la quale il sindaco offre al parroco un tallero d'argento. Per tutta la giornata, Gemona si anima con spettacoli, musiche, danze con personaggi in costume e imbandisce i suoi prodotti tipici.

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