La zona di libera circolazione europea, l'area Schengen, è "in pericolo" dopo la decisione di Svezia e Danimarca di chiudere le frontiere al flusso dei migranti e di reintrodurre i controlli di confine. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Martin Schaefer. "La libertà di movimento è un principio importante - ha aggiunto - uno dei risultati più grandi nell'Ue degli ultimi anni".
Pur non commentando la decisione di Copenhagen e Stoccolma, Berlino spinge "per una soluzione europea" che passi attraverso un efficace controllo delle frontiere esterne dell'Unione, ha detto il portavoce dell'esecutivo Steffen Siebert. E ha poi confermato che il primo ministro danese, Lars Loekke Rasmussen, aveva informato telefonicamente la cancelliera della decisione di riattivare i controlli. Ha inoltre precisato che ogni Paese dell'Ue "sotto la propria responsabilità" può decidere misure di questo genere. "Ma la soluzione non verrà trovata ai confini nazionali fra il Paese A e il Paese B", ha concluso Seibert, riferendosi comunque alle chiusure dei confini a catena di Svezia e Danimarca.
Da Kiel, capoluogo del Land Schleswig-Holstein, la regione più settentrionale della Germania confinante con la Danimarca, il presidente Torsten Albig ha espresso preoccupazione per la nuova situazione alla frontiera: "E' una scelta che può nuocere alla buona convivenza tra le regioni di confine e in particolare danneggiare il traffico dei pendolari". Albig vede un "barlume di speranza" nella scelta delle autorità di Copenhagen di procedere a controlli a campione e di voler salvaguardare il traffico commerciale delle imprese. L'augurio è che le tensioni sui confini scandinavi possano rientrare al più presto.