Nonostante le difficoltà, ancora evidenti in molti casi, l'occupazione nelle micro, piccole e medie imprese continua a crescere. In Italia (ma anche in Europa) il contributo delle microimprese in particolare è notevole e il nostro paese si colloca ai primi posti per la proporzione di occupati che tale tipologia riesce a generare.
Secondo i dati dell'Osservatorio Mercato del Lavoro, curato dal Centro Studi della Cna, tra gennaio e novembre l'incremento di occupazione è stato del 3,3% mentre tra ottobre e novembre è stato dello 0,3%. Si tratta, in soldoni, del terzo aumento congiunturale consecutivo per cui le micro e piccole imprese (Mpi) chiudono il trimestre autunnale (settembre-novembre) con un risultato positivo (+0,9%) quando nello stesso periodo del 2014 la flessione era stata dello 0,4%. Dall'inizio del 2015 l'occupazione ha segnato una variazione cumulata quasi tre volte superiore a quella messa a segno nel periodo gennaio-novembre 2014 (+1,2%).
Quello osservato negli ultimi mesi è piuttosto un recupero, considerati i posti di lavoro persi nella fase più acuta della crisi economica. La disoccupazione è infatti raddoppiata in questi anni passando dal 6,1% a circa il 12%. Un importante contributo, però, è giunto dalle imprese "high growth” e "gazzelle", per quanto non sempre sufficiente a colmare i ritardi accumulati.
Della prima categoria fanno parte quelle imprese che hanno evidenziato una crescita media annua di dipendenti superiore al 20% per tre anni consecutivi, mentre le gazzelle sono le imprese high growth giovani, che hanno quattro o cinque anni di vita.
Già l'anno scorso il Cerved aveva osservato il tasso di crescita (fatturato e/o occupazione) nel periodo 2007-2012 di imprese di questo tipo che hanno raddoppiato il fatturato (circa il 3,4% di quelle monitorate, 3.472 unità), in contrasto perciò con il boom di fallimenti registrato proprio in quegli anni.
L'Istat, nel recente report sull'imprenditorialità in Italia, spiega che in generale l'aumento in termini occupazionali delle imprese high growth e delle imprese gazzelle nel periodo considerato (2011-2014) non riesce a compensare la perdita occupazionale delle imprese non high growth.
A livello settoriale è stato tanto più evidente nelle attività estrattive, in quelle manifatturiere, nei trasporti e magazzinaggio e nelle costruzioni. È in quest'ultimo, tra i settori più colpiti dalla crisi, che non a caso si registra la maggiore perdita occupazionale delle imprese non high growth (-90,0%) compensata solo in parte dalla crescita delle high growth (8,7%) e delle gazelle (1,3%).
Il percorso inverso è stato osservato in settori quali fornitura di energia elettrica, gas e acqua, commercio, alloggio e ristorazione, servizi di informazione e comunicazione, noleggio e agenzie di viaggio. In questo segmento la crescita occupazionale delle high growth e delle imprese gazzelle è riuscito a compensare la perdita avvenuta nelle altre tipologie di imprese.