Un chitarrista e la sua chitarra. Molti virtuosi delle sei corde sono diventati tutt'uno con il proprio strumento. Binomi inscindibili, da Ritchie Blackmore e la Fender Stratocaster alla Gibson di Jimmy Page. Ma in nessun caso l'accoppiata è stata forte come per Brian May e la Red Special. Perché quella chitarra è stata sempre e solo sua, usata in ogni situazione (mentre agli altri è capitato di affidarsi ad altri modelli).
Un binomio perfettamente scandagliato nel libro scritto dallo stesso May insieme a Simon Bradley e pubblicato in Italia da Tsunami Edizioni. E' la storia di un amore. Quello per uno strumento fatto in casa, forgiato in coppia con il padre, e poi diventato compagno inseparabile. Sin dall'inizio May aveva le idee chiare su ciò che voleva dal proprio strumento. Un insieme di caratteristiche che nessuna chitarra in commercio incorporava in toto. "Doveva tenere meglio l'accordatura, avere una gamma più ampia di suoni e tonalità, un miglior tremolo, e la capacità di produrre un buon feedback". E così nel 1963 Brian e il padre iniziano a lavorare per fare di quell'idea una realtà.
Il libro è una miniera di dettagli che possono fare la felicità tanto degli appassionati feticisti quanto del fan dei Queen. La storia della carriera di May va di pari passo con quella della sua chitarra, che viene smontata, analizzata, radiografata in modo da sviscerarne ogni segreto. Obiettivo impossibile in quanto il segreto ultimo sta nelle dita del chitarrista.