Faceva danzare il colore

"Matisse e il suo tempo", un centinaio di opere in mostra a Torino

Fino al 15 maggio 2016 dal Centre Pompidou di Parigi arrivano a Palazzo Chiablese 50 dipinti del maestro delle avanguardie, insieme ai capolavori di pittori coevi

© ufficio-stampa|

“Io sogno un'arte equilibrata, pura, tranquilla” ha detto Matisse, tre anni dopo aver esposto con gli amici fauves. E così è stato. Matisse, l'ex uomo di legge e l'anti Picasso per eccellenza, è stato capace di attraversare due guerre senza che la colorata felicità dei suoi quadri ne risentisse minimamente, ha fatto danzare il colore come nessun altro aveva saputo fare e non si è fermato nemmeno quando, ormai ultraottantenne, ha preso carta e forbicie ha composto uno dei più vivaci collage della storia: Escargot.

Matisse ha attraversato tutte le avanguardie, forse in modo meno dirompente e scontroso di Picasso, ma altrettanto intensamente, lasciandosi dietro pitture (e sculture) seducenti e ricche di armonie, nelle quali il vero soggetto non è mai la forma, ma la linea, sottile e pulita, che serpeggia tra il colore e disegna figure che paiono non avere né spessore né un carattere preciso, ma divengono l'emblema di un'arte pura e sensuale.

Come le sue meravigliose odalische, delle quali Odalisca con pantaloni rossi del 1921 è uno degli esempi più intensi. Ispirato dai suoi soggiorni in Marocco, Matisse rivisita nella linea di Delacroix il tema esotico dell'odalisca ostentando però un esotismo incentrato sugli accessori, con figure circondate da straripanti tessuti e tendaggi colorati disposti in maniera quasi teatrale, che non sembra avere alcun rapporto con l'origine delle donne che posano per lui, solitamente chiare nell'incarnato e persino nei capelli. Ma quelle sue fanciulle hanno però sedotto tanti, persino Picasso che, dopo la morte di Matisse, confiderà: “Quando Matisse è morto, mi ha lasciato in eredità le sue odalische, ed è questa la mia idea dell'Oriente, sebbene non ci sia mai stato”.

Le 50 opere di Matisse, selezionate tra quelle del Centre Pompidou per la mostra torinese di Palazzo Chiablese (aperta fino al prossimo 15 maggio), poste accanto ad altrettanti capolavori coevi di Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger non fanno che confermare la bellezza e l'originalità dell'opera del maestro e aiutano a ricostruire in modo suggestivo lo spirito di un tempo:dagli esordi nell'atelier di Gustave Moreau, fino ai guazzi ritagliati della fine degli anni quaranta, che notevoli conseguenze hanno avuto sul lavoro degli artisti delle generazioni successive, espressionismo astratto compreso.