BOOM DI INTROITI E MENO EVASIONE

Rai, dal nuovo canone 420 mln in più Dal Senato il via libera alla riforma

Mediobanca prevede una netta crescita degli introiti con l'addebito in bolletta elettrica dell'abbonamento. Evasione record a Crotone e a Napoli

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Con l'addebito nella bolletta elettrica l'introito dal nuovo canone Rai aumenterebbe di circa 420 milioni di euro dai 1.569 del 2014. Lo afferma un rapporto di Ricerche & Studi Mediobanca, che calcola il nuovo importo di 100 euro e un'evasione al 5% rispetto all'attuale 30,5%. La Rai diventerebbe il primo gruppo tv per ricavi in Italia. Intanto il Senato ha approvato, per alzata di mano, il testo di riforma della tv pubblica.

"La legge di Stabilità, proprio con l'obiettivo di abbattere l'evasione, stabilisce il pagamento del canone tramite la bolletta elettrica: con un canone di 100 euro, in un'Italia con un tasso di evasione al livello di quello inglese (5% contro l'attuale 30,5%), si stima che il Gruppo Rai potrebbe fatturare circa 2,8 miliardi, collocandosi al primo posto per ricavi in Italia e avvicinandosi, a livello europeo, a France Televisions", si legge nel rapporto di Mediobanca.

Evasione record a Crotone e a Napoli - Dal medesimo studio emerge come, in Italia, quasi una famiglia su tre non paghi il canone. Il tasso di mancata adesione è molto differenziato: 26% al Nord (minimo in Alto Adige e in Friuli, ma a Milano s'impenna al 42%), 29% nelle Regioni del Centro, 37% al Sud e 40% nelle Isole.

Le province più virtuose del 2014 sono Ferrara (17%), Rovigo (18%) e Bolzano (25%), quelle che segnano il più alto tasso di evasione Crotone (56%), Napoli (55%) e Catania (53%). Roma è a un tasso di evasione del 38%.

La riforma, ecco cosa cambia Ecco i punti salienti della riforma della Rai, diventata legge con l'approvazione del Senato.

I POTERI DELL'AD - L'ad, secondo quanto previsto dall'art.2, è nominato dal Cda su proposta dell'assemblea dei soci, dunque del ministero del Tesoro. Resta in carica per tre anni e può essere revocato dallo stesso consiglio. Può nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del Cda (che, nel caso dei direttori di testata, è vincolante se fornito a maggioranza dei due terzi).

Secondo un emendamento approvato in commissione alla Camera, assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica. Prevista l'incompatibilità con cariche di governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; l'a.d. deve, inoltre, essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; all'a.d. spetta anche l'approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, con la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti.

PRESIDENTE E CDA - In prima lettura al Senato, con un emendamento di Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente "di garanzia", che viene nominato dal Cda tra i suoi membri, ma deve ottenere il parere favorevole della commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti. I componenti del cda sono sette al posto degli attuali nove: quattro eletti da Camera e Senato, due nominati dal governo e uno designato dall'assemblea dei dipendenti. Previsti precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri.

IL SUPER DG - In fase di prima applicazione della legge, al direttore generale sono conferiti i poteri dell'amministratore delegato. Un emendamento dei relatori approvato in Commissione alla Camera specifica che il dg mantiene anche le attuali competenze.

LA DELEGA AL GOVERNO - La riforma prevede una delega per il riordino e la semplificazione dell'assetto normativo. In prima lettura al Senato è stata ridotta la sua ampiezza con la soppressione del riferimento all'evoluzione tecnologica e di mercato.

IL CONTRATTO DI SERVIZIO - L'articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. Alla Camera è stata introdotta una norma con la previsione di una consultazione pubblica in vista del rinnovo della concessione del prossimo anno.

LE NORME SUGLI APPALTI - L'articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del Cda e prevede la deroga, rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto e lo sviluppo di programmi radiotelevisivi. Alla Camera è stato ridotto l'ambito di applicazione della deroga.