Anche l'ex calciatore della Juventus e Nazionale, Vincenzo Iaquinta, è tra i rinviati a giudizio nell'ambito del processo di 'ndrangheta di "Aemilia" in corso a Bologna. L'ex attaccante è accusato della violazione della legge sulle armi, con l'aggravante di aver agevolato l'associazione di tipo mafioso. Al padre Giuseppe, imprenditore, è contestata la partecipazione nell'associazione.
Tra i rinviati a giudizio ci sono l'imprenditore edile Augusto Bianchini, accusato di concorso esterno nell'associazione, e Michele Bolognino, individuato dalla Pm della Dda di Bologna, Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, come uno dei promotori del sodalizio, legato alla Cosca Grande Aracri di Cutro ma con una propria forza autonoma operante nel Reggiano.
Augusto Bolognino, diversamente dagli altri "capi", ha scelto di andare a dibattimento perché, come ha spiegato il suo difensore Carmen Pisanello, "è più coraggioso, si sente di non essere parte di quest'associazione".
A processo andranno anche organizzatori dell'associazione, come Gaetano Blasco e Antonio Valerio che, in una conversazione intercettata avevano riso delle scosse del Sisma del 2012. A giudizio anche partecipanti dell'organizzazione come Gianluigi Sarcone, Pasquale Brescia, Antonio Muto e Alfonso Paolini, e imprenditori come i Vertinelli di Reggio Emilia e Gino Gibertini.
Precedentemente il rito abbreviato era stato chiesto da 71 persone, tra cui Nicolino Grande Aracri, gran parte dei vertici e degli organizzatori, oltre che dei concorrenti esterni come i politici Giuseppe Pagliani e Giovanni Paolo Bernini e la consulente fiscale bolognese Roberta Tattini.
Pronunciato il non luogo a procedere per due imputati: un livornese di 53 anni, accusato di un essere un prestanome, e una donna russa di 26.