Pico Rama: "La follia può guarire"
L'artista presenta a Tgcom24 il nuovo album "Locura" e in anteprima il nuovo video de "L'idea della mortalità"
"Non sono un rapper, non sono un cantante". E' difficile catalogare Pico Rama. Il grande pubblico l'ha conosciuto a "Pechino Express", anche se dal programma ne è uscito esattamente come è entrato. Senza contaminazioni, con la sua aura sciamanica che trasmette nelle canzoni e con quel pizzico di follia che ha fatto confluire nel nuovo album "Locura", 13 tracce con l'accordatura aurea a 432 Hertz. Tgcom24 offre in esclusiva il video de "L'idea della mortalità".
Pico Rama: "La follia può guarire"
"Locura" in spagnolo significa follia, perché hai deciso di dedicare un album alla follia?
Lo dedico alla follia del lavoro su se stessi, quello su di me è passato soprattutto attraverso la cultura sciamanica. Mi piace il gioco di parole tra locura, che appunto in spagnolo significa follia, e 'lo cura' scomposto, perché la follia può veramente guarirci. Ci permette di destrutturare i deliri dei condizionamenti della nostra mente. Auguro a tutti di impazzire (ride, ndr)
Cos'è per te la pazzia?
In tante culture tribali chi impazzisce davvero viene messo in una capanna sacra e lasciato lì fino a quando non è in grado di gestirsi. Impazzire vuol dire manifestare qualcosa che non siamo in grado di gestire.
Nell'album c'è molta spiritualità, perché questa scelta?
Non è una scelta, è il mio più grande interesse. Lavorare su me stesso e se è possibile lanciare qualche piccola scintilla che faccia venire voglia a qualcuno di indagare sul proprio io.
Lanciamo il video de 'L'idea della mortalità', ci parli di questo brano?
E' uno dei pezzi più leggeri del disco. Pop e orecchiabile. Parla dell'illusione della morte: l'idea è che la morte non esiste. Nel video ho seguito il suggerimento di un mio amico che è anche l'attore principale: semplice e abbastanza trash. Ma mi è piaciuto molto. Tutta la clip gira intorno al rapporto tra un personaggio vivo e uno che interpreta la morte femminile che compare come una figura angosciante che insegue il personaggio. Bene, nel tempo i due sviluppano un rapporto di amicizia, per non dire qualcosa di più.
Hai anche inserito la cover di Giorgio Gaber 'Dall'altra parte del cancello'...
Ho iniziato ad avere più voglia di cantare anche le canzoni degli altri, cosa che consideravo impossibile fino a due anni fa. Ho scelto questo pezzo di Gaber, non famosissimo, che fa parte di un progetto sulla follia, 'Far finta di essere sani', del 1973. Il tema era perfettamente allineato a quelli di 'Locura'. Parla di come tutti noi abbiamo l'illusione di essere sani e guardiamo il pazzo dall'altra parte del cancello considerandolo diverso e limitato.
L'unica collaborazione nell'album è quella con Yari Carrisi, tuo compagno a "Pechino Express", come è nata?
E' venuta naturalmente dopo la nostra esperienza in tv. Non ci conoscevamo ed è stato bello incontrarsi. Trovo anche che sia stato perfetto uscire in quel momento. Anche se non voluto l'album in qualche modo è collegato a Pechino Express. Ha un titolo in spagnolo, due canzoni in spagnolo...
In tv è uscita anche la tua autoironia...
Ci tengo tanto. Lavorare sullo spirito non significa diventare delle macchiette new age. Mi piace irridere di qualunque cosa.
Nell'album c'è una accordatura aurea a 432 hertz... pare che porti dei benefici sulla salute di chi ascolta...
Non sono un esperto di acustica. Mi ha colpito molto quando ne ho sentito parlare e del fatto che la musica moderna è accordata per convenzione a 440 hertz... 432 significa seguire le proporzioni della sezione aurea, quelle matematiche della natura, è il canto dell'uccellino. Dicono che possa avere un effetto curativo. Spero sia vero, sicuramente fanno male i 440 hertz.
Hai detto 'Non sono un rapper, non sono un cantante': come ti definisci?
Non mi piace neanche definirmi uno che fa musica. Anche perché ho intenzione di fare tante cose diverse tra loro nel campo dell'arte e della terapia. Vengo dal rap, dal freestyle, ma c'entro poco con la cultura hip hop. Non posso neanche dire di essere un cantante. A volte però canto bene...
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