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Garlasco, Stasi in cella: "Spegnete la tv" Bollate, solidarietà dagli altri detenuti

Prime ore in carcere per il 32enne, condannato in via definitiva a 16 anni per la morte di Chiara Poggi. Il suo avvocato: "Il vero assassino se la ride"

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"Vi chiedo di non guardare in tv i programmi che parlano di me". Sabato mattina Alberto Stasi, pochi minuti dopo la condanna in via definitiva a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi, si è costituito al carcere milanese di Bollate. Con lui, nella cella 315 del Reparto I, al terzo piano, altri tre detenuti: un italiano e due montenegrini. Che hanno accolto bene il 32enne di Garlasco e hanno accettato la sua richiesta: niente televisione.

Per Alberto non è la prima volta dietro le sbarre. Otto anni fa vi trascorse cinque giorni proprio con l'accusa di avere ucciso Chiara. Per tutta la durata del processo, conclusosi sabato con la quinta sentenza, questa volta definitiva, non è invece mai stato in cella. Motivo per cui la conta dei sedici anni da scontare è iniziata due giorni fa.

"Sono innocente" continua a ripetere Stasi a chi gli fa visita. Lo ripete da 8 anni, da quel 13 agosto del 2007. E il suo legale, Giuseppe Colli, rincara la dose, come riporta Il Giorno: "Faccio i complimenti al vero assassino: è fuori che se la ride".

In cella lacrime e incredulità. "Devo ancora metabolizzare la sentenza. Devo ancora capire, non riesco a credere di essere qui - ha detto Stasi secondo quanto riporta un politico locale che gli ha fatto visita -. Ero certo finisse bene. Il procuratore generale aveva chiesto l'annullamento... Non ho avuto il tempo di preparare nulla. Ora la mamma mi porterà alcune cose, magari prendo un libro in biblioteca".

Quando la Cassazione ha emesso la sentenza, Alberto Stasi si trovava dal suo avvocato. Poco dopo era già a Bollate, il penitenziario-modello: "Non sono nemmeno passato da casa a prendere il necessario. Mi sono immaginato la ressa dei giornalisti davanti al cancello, il muro di telecamere, il solito clamore. E allora ho preferito venire direttamente qui".

L'assassino di Chiara prende le misure di quella che sarà la sua vita per i prossimi 16 anni. Alle 7 l'apertura delle porte, alle 20 la chiusura. Pranzo alle 11 di mattina, cena alle 17. E poi la palestra, la biblioteca, gli incontri con lo psicologo e quelli con gli educatori. Prima del rientro nella cella al terzo piano, tinteggiata di rosa, con quattro letti singoli, quattro armadi di ferro e un vetro a separare cucina e bagno.

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