Una cordite cronica e un deficit vocale irreversibile: è il risultato di nove anni di lavoro in un call center che si è portata a casa un'operatrice 44enne. La donna, in media, parlava circa 40 minuti all'ora: adesso della della sua malattia sono chiamati in giudizio cinque responsabili dell' azienda torinese, Voice Care, con l' accusa di lesioni personali colpose. Dunque, le distonie entrano nell'elenco delle malattie professionali degli operatori di call center, e per la prima volta se ne discute anche in un processo.
Secondo quanto riporta La Repubblica di Torino è stato il il pm Raffaele Guariniello, a ipotizzare il reato di lesioni personali colpose nei confronti del responsabile legale di Voice Care, Gabriele Moretti (anche ex consigliere comunale dei Moderati), del responsabile per la sicurezza, e di tre medici del lavoro competenti. L' inchiesta era scattata nel dicembre dello scorso anno: in seguito a una segnalazione ordinaria dell' Inail il sostituto procuratore Guariniello aveva iscritto Moretti nel registro degli indagati. L' operatrice è una torinese di 44 anni che, affetta da cordite cronica ha dovuto smettere di lavorare nel settore. La donna, dipendente dal 2003 al 2012, nonostante nel 2011 avesse accusato i primi sintomi, era stata visitata e ritenuta comunque idonea al lavoro. Secondo i risultati di un' ispezione dell' Asl, l' azienda aveva preparato un documento di valutazione dei rischi che escludeva il rischio specifico dello sforzo delle corde vocali per i telefonisti.
Soltanto nel 2011 il nuovo documento di valutazione del rischio in azienda ha introdotto l' obbligo di interrompere le telefonate per almeno dieci minuti ogni ora. I cinque imputati sono accusati di non avere perciò tempestivamente allontanato la dipendente all' insorgere dei primi sintomi, e di non avere fatto una corretta prevenzione del rischio da sforzo delle corde vocali tra i lavoratori dipendenti. Il processo si aprirà a febbraio 2017 e sarà il primo per malattia professionale nei call center.