Airbnb, il portale online per affittare alloggi e camere tra privati, si aggiudica il titolo di miglior azienda dove lavorare. A decretarlo sono dipendenti ed ex lavoratori che mettono i voti ai loro datori di lavoro sul sito americano Glassdoor, specializzato in risorse umane. Così, a fine 2015, ecco pronta la classifica. Cinquanta aziende, non tutte multinazionali, in lista: tra loro spiccano i maggiori nomi delle società high-tech (21, sette in più rispetto al 2014) e si celebra il trionfo delle start-up. Facebook, Linkedin e Google si collacono tra i primi dieci impieghi ideali.
I pareri per arrivare a determinare la classifica del "Best Places to Work 2016" sono anonimi e rispondono a determinate caratteristiche, quali: una chiara direzione aziendale, il far sentire i dipendenti apprezzati, le opportunità di avanzamento di carriera e gli ottimi benefit.
E, alla fine, il mix di tutti questi ingredienti non riserva poche sorprese. Così, la new entry Airbnb, con il suo principio di sharing-economy applicato agli affitti turistici, si piazza subito al primo posto, detenuto nel 2014 da Google (ora precipitato all'ottavo posto, dietro Boston Consulting Group) e per ben tre anni, dal 2011 al 2013, da Facebook. Dal canto suo, l'azienda di Mark Zuckerberg scivola al quinto posto, dopo HubSpot.
A chiudere la Topten, Nestlé Purina PetCare e Zillow. Precipita, invece, in 26ma posizione l'altro social network, Twitter, subito dopo Apple.
Tornando ai vertici, alle spalle di Airbnb, si trovano due realtà meno conosciute perché fuori dalla Silicon Valley, ma con oltre mille impiegati: la medaglia d'argento, dunque, va a Bain & Company, società di Boston specializzata in consulenza strategica; la medaglia di bronzo alla software house Guidewire.