Fra le proteste del Movimento 5 Stelle, l'Ufficio di presidenza di Montecitorio ha detto sì al finanziamento per il 2015, che complessivamente porterà nelle casse dei partiti 10 milioni di euro entro le prossime 48 ore. La delibera è conseguenza della cosiddetta legge Boccadutri, grazie alla quale i fondi possono essere erogati senza controlli sui rendiconti da parte della Commissione di garanzia: di qui la protesta dei rappresentanti del Movimento Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro, che hanno abbandonato i lavori e annunciato che presenteranno una diffida.
"Ancora una volta i partiti non hanno guardato alla realtà del Paese. Per loro la crisi non esiste mai", è il commento di Davide Crippa, neo capogruppo alla Camera dei grillini, gli unici a non aver presentato richieste di rimborsi elettorali. "Sono stati capaci di fare una legge apposita - aggiunge il deputato - per intascarsi i soldi senza che venisse controllata la regolarità dei loro bilanci".
In realtà un sistema di accertamento esiste, ma non funziona per la mancanza di personale. La Commissione di controllo istituita nel 2012 avrebbe infatti l'incarico di verificare - scontrini e fatture alla mano - le spese effettivamente sostenute dai partiti. Solo allora povrebbe dare l'ok ai finanziamenti pubblici per l'anno successivo. Finanziamenti, che, per decisione del governo Letta, hanno subito una progressiva riduzione e saranno azzerati nel 2016. Il condizionale però è d'obbligo, perché quest'anno il presidente della Commissione Luciano Calamaro ha comunicato ai presidenti delle Camere di non essere in grado di portare a termine il lavoro entro la data prefissata del 30 giugno proprio per carenza di personale.
Montecitorio e Palazzo Madama hanno dunque approvato una legge proposta dal deputato Pd Sergio Boccadutri, che ha assegnato i necessari rinforzi alla Commissione, ma contestualmente ha stabilito che per il 2013-14 il controllo degli scontrini non sarebbe stato necessario. La Commissione ha quindi eseguito soltanto un controllo di legittimità in aggiunta a quello delle società di revisione, obbligatorio per legge. Quello che può mancare, grazie alla "sanatoria" prevista dalla Boccadutri, è la relazione finale.
All'Ufficio di presidenza Di Maio e Fraccaro hanno chiesto il parere dell'Avvocatura della Camera sulla legittimità della delibera, ma questo è stato negato. Inutili anche i tentativi di far mancare il numero legale: dopo che i due membri del M5S hanno abbandonato la seduta, la delibera è stata approvata all'unanimità. Nei prossimi giorni un'analoga decisione del Senato dovrebbe sbloccare ulteriori 6 milioni di euro.