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Spread, cos’è e come si calcola il numero chiave per i mercati

Si tratta di un termometro fondamentale sulla credibilità finanziaria di un Paese dal momento che c'è una correlazione tra il rendimento di un titolo del debito pubblico e il rischio di default del Paese stesso

Ogni qualvolta l’Italia si avvicina a una crisi economica, media ed esperti rispolverano termini e vocaboli astrusi e complessi. Dal sempreverde Pil all’enigmatico spread passando per la cervellotica inflazione, le pagine dei giornali e le trasmissioni televisive riportano con forza questi concetti trasformando i cittadini in fini economisti. La crisi del 2008 ha avuto infatti non solo effetti devastanti sull’economia e sul nostro portafoglio, ma anche sulle nostre discussioni a tavola o al bar. Se prima i nostri interessi ruotavano intorno all’ultimo infortunio di questo o quel giocatore o agli ultimi scandali sentimentali, adesso – durante un pranzo a casa dei nonni – è facile imbattersi su discussioni che riguardano l’abbassamento del Pil o l’aumento della disoccupazione. Tra una tagliatella e l’altra, scoprirete che lo zio è un noto esperto di spread e che vostra cugina è in grado di risolvere il problema dell’inflazione. Il tutto sarà condito dai commenti della nonna o del nonno che vi ricorderà come ‘ai loro tempi, questi problemi non c’erano’. Un’indagine più approfondita vi mostrerà però come la metà dei vostri amici e parenti, spesso, non sa cosa significhino questi termini e tantomeno come si calcolano. Con questo articolo rispondiamo alla richiesta del nostro lettore Giulio Dalbosco che ci ha chiesto su questo argomento una news on demand.

 La crisi dei mutui subprime ha avuto effetti devastanti sulle economie di tutto il mondo; manifestandosi in Italia nel 2011. Da quell’anno in poi, è entrato di diritto nella cronaca di tutti i giorni il termine "spread". Ma cos’è? Perché è così importante e come viene calcolato?

Lo Spread altro non è che la differenza (letteralmente vuol dire “scarto”) fra i rendimenti di due titoli di Stato. Di solito, i titoli dei paesi dell'Eurozona si confrontano con il Bund tedesco che, al momento, è considerato il più sicuro e stabile. In altre parole, questo significa che lo spread tra il titolo di un Paese e quello tedesco indica quanto sia rischioso prestare soldi al primo rispetto alla Germania. Il divario tra questi rendimenti è misurato in punti base. Il rapporto tra rendimento e prezzo del titolo, inoltre, è inversamente proporzionale: quando il prezzo sale, il tasso scende e viceversa.

Quello dello spread è un termometro fondamentale sulla credibilità finanziaria di un Paese dal momento che c'è una correlazione tra il rendimento di un titolo del debito pubblico e il rischio di default del Paese stesso. Il tasso di un Btp rappresenta il livello di rischio dell’Italia: più il loro rendimento sarà alto maggiore sarà il rischio che il nostro governo non sia in grado di restituire le cedole sugli interessi rimborsando così il capitale.

A uno spread elevato quindi corrisponde un rischio elevato. Metaforicamente parlando potremmo assimilare lo spread al soufflè preparato dai nonni durante il mitico pranzo con i parenti. Più il nostro soufflè si gonfierà più sarà elevata la possibilità che questo esploda e si rovini. Allo stesso modo, più lo spread si restringerà più il mercato considererà meno alto il rischio di default del debito italiano. Se il rischio che il nostro soufflè diventi immangiabile è correlato alla quantità di farina utilizzata o ai processi di cottura, nel caso dello spread spesso è collegato all’aumento del rendimento del Btp. Quando questo cresce e il Bund resta fermo, lo spread si allarga. Di conseguenza il governo italiano sarà costretto a spendere di più per finanziare il suo debito pubblico. Tutto questo porterà il mercato a credere, in termini di capacità di restituire il debito e rispettare gli impegni, come meno sicuro e affidabile il nostro Paese. I titoli di Stato perderanno valore e aumenteranno i rendimenti. Gli investitori quindi saranno premiati per i rischi intrapresi puntando sul debito pubblico italiano, ma per le aziende sarà più difficile accedere al credito e questo le renderà meno competitive.

Lo spread come il tasso di inflazione o il Pil, è un indicatore fondamentale per la buona salute della nostra economia. Non solo: le politiche commerciali, di bilancio e monetarie sono spesso influenzate dall’andamento di questo fattore. Teoricamente semplice da comprendere, ma fattivamente difficile da gestire. Tanto che a ogni crisi politica vi è un’oscillazione dello spread, che mostra l’incertezza degli investitori e del mercato sulle posizioni e le decisioni del governo italiano. Comprendere l’importanza di questo elemento economico ci aiuta allora a capire il perché di tante decisioni politiche e soprattutto ad affrontare al meglio e con fierezza il famigerato pranzo di famiglia.

Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Ilaria Quattrone.