NUOVE POLEMICHE

Niente presepio anche in un asilo: la preside lo vieta ad Olbia, è polemica

Il parroco alle mamme: "Portate i bambini in chiesa". E il sindaco: "Decisione assurda. Non c'entra nulla con i fatti di Parigi e con l'integrazione"

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Niente addobbi natalizi a carattere religioso, presepe compreso, alla scuola materna di Golfo Aranci (Olbia Tempio). Dopo il caso di Rozzano, la decisione della dirigente scolastica, Raimonda Cocco, ha scatenato polemiche: il parroco Alessandro Cossu ha invitato le famiglie a non portare i bambini a scuola bensì in chiesa, in modo da prepararli in vista della festività cristiana. Critico anche il sindaco, Giuseppe Fasolino: "Divieto assurdo ed esagerato".

Il sindaco: "Un divieto che non c'entra nulla con l'integrazione" - Una volta preso il provvedimento, la dirigente si è trincerata dietro un assoluto silenzio, rifiutando di confrontarsi in merito non solo con i giornalisti, ma anche con i genitori e con il sacerdote. Soltanto il sindaco ha commentato quanto accaduto, dicendo che la Cosso "mi ha parlato di una decisione che vieta la realizzazione del presepio, l'insegnamento di 'Tu scendi dalle stelle' e altre attività con riferimenti al cristianesimo, assunta in seguito a una disposizione ministeriale. Io sono molto contrariato e rammaricato perché si tratta della nostra cultura, a cui si vuol porre un freno in nome dell'integrazione".

E ha aggiunto: "Questo divieto nulla ha a che fare con l'integrazione e con i fatti di Parigi. Anzi, genera ulteriore confusione nei bambini. Tutti devono poter essere liberi di celebrare il Natale".

Il parroco: "Portate i bambini in chiesa" - Lunedì la dirigente scolastica dovrebbe incontrare l'amministrazione comunale. Il primo cittadino, che è anche consigliere regionale di Forza Italia, ha espresso la sua disponibilità a mettere a disposizioni sedi alternative per le mamme e i bambini in cui trasmettere le canzoni del Natale. Mentre il parroco ha proposto alle mamme, in segno di protesta, di non portare i bimbi a scuola la prossima settimana, ma in chiesa.

"Se fosse vera una simile disposizione, ha dell'assurdo - ha detto don Alessandro -: la Chiesa è fatta dal popolo e per il popolo e non può essere cancellata la storia del cristianesimo e la sua tradizione".