INCUBO FINITO

Pedofilia, scagionato l'ambasciatore Daniele Bosio

Il diplomatico italiano arrestato nell'aprile 2014 nelle Filippine per presunti abusi e traffico di minori, è rientrato in Italia dopo il proscioglimento dalle accuse

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"Sono rientrato in Italia dopo 50 giorni di carcere in condizioni disumane, 40 giorni di ospedale e venti mesi di incubo". Lo ha detto l'ambasciatore Daniele Bosio, il diplomatico italiano arrestato nell'aprile 2014 nelle Filippine per presunti abusi e traffico di minori, rientrato in Italia dopo il proscioglimento dalle accuse da parte della magistratura locale. "La magistratura filippina ha riconosciuto la mia piena estraneità", ha aggiunto.

Bosio ha sottolineat che "la mia famiglia e io abbiamo patito una vicenda infamante e ingiusta che stride con quanto è stato accertato e con la mia storia personale".

"La motivazione con la quale il giudice ha chiuso il procedimento e' limpida nel riconoscere la correttezza del mio operato, a partire dalla viva testimonianza degli stessi bambini. Voglio adesso guardare avanti, riprendere in mano la mia vita, ricominciare a lavorare al servizio del mio Paese così come ho sempre fatto con scrupolo e dedizione", ha concluso l'ambasciatore.

La vicenda - Il diplomatico, nelle Filippine per una breve vacanza, fu fermato dopo essere stato trovato in compagnia di tre bambini su segnalazione di una attivista della Ong 'Bahay Tuluyan'. Dichiaratosi innocente, Bosio, una lunga militanza nel volontariato, è stato scagionato per l'insussistenza di elementi a sostegno delle accuse.

La notizia è stata confermata dalla Farnesina. In particolare, Bosio è stato prosciolto per insufficienze di prove da un Tribunale filippino il 19 novembre scorso dalle accuse di traffico di esseri umani e di abuso e sfruttamento dei minori. In seguito alla sentenza, è stata revocata l'ordinanza che impediva al diplomatico di lasciare il paese. Ritornato in possesso del passaporto, Bosio è rientrato in Italia ed è ora in procinto di fare domanda di riammissione in servizio, dal quale era stato sospeso il 7 aprile del 2014 in seguito alla convalida del fermo disposta dalle autorità filippine.

"La sospensione era avvenuta in ottemperanza alle disposizioni di legge, in attesa dello svolgimento del processo - riferiscono fonti della Farnesina -. Ora che il processo si è concluso, si valuterà la richiesta di riammissione in servizio dell'ex ambasciatore del Turkmenistan sulla base dei documenti che si stanno acquisendo e seguendo la procedura prevista in questi casi".