Ribellione... sanguinosa

Niente ciclo, siamo inglesi: Londra protesta per la tassa sugli assorbenti

Malcontento per l'Iva sui prodotti sanitari. E non serve a placare gli animi la proposta del governo di usarla per finanziare le associazioni antiviolenza...

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Il rischio che la protesta sfoci (di nuovo) nel sangue stavolta è alto. Non per la possibilità che i tumulti lascino per strada qualche cadavere, ma per l'insolita azione rappresentativa dei dimostranti. Anzi, delle dimostranti, visto che al centro della polemica che imperversa in Gran Bretagna (e non solo) c'è la "tampon tax", ossia l'Iva su assorbenti igienici e coppette mestruali. Il Parlamento a maggioranza conservatrice non l'ha voluta abolire, ma ancor meno piace alle inglesi il modo in cui il governo pensa di utilizzarla, ossia per finanziare centri e associazioni per le vittime di violenza domestica.

Facciamo un passo indietro: a fine ottobre la mozione che prevedeva di abolire l'Iva sui dispositivi igienici femminili, attualmente al 5%, è stata rigettata, suscitando l'ira dell'opposizione laburista. Soprattutto, naturalmente, delle parlamentari donne, per cui l'acronimo di Vat - la Value Added Tax, l'Iva appunto - sarebbe piuttosto da sciogliere in Vagina Added Tax: una tassa, insomma, dipendente esclusivamente dal genere sessuale.

Tre manifestanti, però, sono andate oltre, piazzandosi davanti a Westminster durante i giorni del ciclo, senza assorbente e con i pantaloni bianchi imbrattati di sangue: "I tamponi non sono beni di lusso - hanno protestato su Facebook -, non più delle merendine, delle decorazioni commestibili per dolci, della carne di animali esotici e di una quantità di altre cose che non vengono tassate così". L'azione dimostrativa non ha sortito grandi risultati pratici, ma ha suscitato un tam-tam su internet, dov'è partita anche una petizione per abolire la tassa, che corrisponde all'incirca a 30 pence per confezione, più o meno 50 centesimi di euro.

Già nel 2000 il governo di Tony Blair aveva abbassato l'Iva sugli assorbenti dal 17,5 al 5% attuale. Un'ulteriore diminuzione è però impossibile a causa di una direttiva comunitaria del 2009, che dà ai singoli Paesi una certa flessibilità in materia di imposta sul valore aggiunto, ma proibisce di azzerarla. Una protesta analoga, non a caso, sta andando in scena in Francia, dove l'Iva sugli assorbenti è al 20% e le femministe hanno invitato a "sensibilizzare" il presidente François Hollande e i parlamentari inviando loro mutandine sporche di (finto) sangue.

Intanto a Londra, dopo che David Cameron ha promesso di sollevare il problema a Bruxelles, il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha spiegato che i proventi della tassa - 15 milioni di sterline all'anno - saranno interamente devoluti ad associazioni benefiche che operano in favore delle donne vittime di abusi, cercando di trasformare una questione spinosa in un atto di filantropia.

Questione risolta, dunque? Manco per sogno, anzi, forse in questo caso la proverbiale toppa si è rivelata peggiore del buco. Alle inglesi non è piaciuta l'idea sottintesa che la protezione delle donne in difficoltà sia di fatto demandata soltanto ad altre donne: come se la violenza domestica riguardasse soltanto loro, anziché l'intera società. E allora via, di nuovo, alla protesta, che per ora sta montando soprattutto sui social network, ma raccoglie il supporto di testate autorevoli come l'Independent o il Telegraph. Per il quale la proposta di Osborne è "a bloody mess": "un gran casino" sarebbe la traduzione più adeguata in italiano, testualmente però un pasticcio... sanguinoso.