Quando gli esperti dell'Università di Pavia compararono, nel giugno 2014, il Dna di Ignoto 1 e quello prelevato a Massimo Bossetti, rilevarono "una perfetta corrispondenza tra il Dna di Ignoto 1 e quello dell'imputato". A dirlo, testimoniando al processo al muratore accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, è stato Carlo Previderè, responsabile del Laboratorio di genetica dell'università di Pavia.
Previderè, che si è anche occupato dell'analisi dei reperti piliferi trovati sugli indumenti di Yara (nessuno dei quali risultò essere di Bossetti, così come non furono trovati peli di Yara sul furgone del muratore) ha detti che esiste una possibilità di trovare lo stesso Dna "in 330 milioni di miliardi di mondi popolati da sette milioni di persone". Cifre che statisticamente, per l'esperto, "rendono l'identificazione praticamente certa", a fronte di un profilo "di ottima qualità" e che non avrebbe creato "problemi di interpretazione" ad alcun biologo.