Cambiamento climatico, Italia ai primi posti nell'Ue per le rinnovabili
Ma siamo indietro per quanto riguarda la riduzione di emissioni di CO2. L'importanza, economica e sociale, del contrasto al cambiamento climatico
Stando alle parole rilasciate dal segretario di Stato Usa, John Kerry, in un'intervista al Financial Times, la conferenza di Parigi sul clima che si terrà a dicembre non sarà vincolante per i paesi aderenti (al contrario di quanto sostenuto da Ue e altri paesi nei mesi scorsi). Eppure è bene ricordare quanto la lotta al cambiamento climatico, soprattutto per quanto riguarda la diminuzione dei gas serra, sia fondamentale sotto diversi punti di vista.
Non solo impatto ambientale, ma anche economico. Un recente studio della Banca mondiale afferma che il cambiamento climatico potrebbe provocare, già entro il 2030, un aumento delle persone (oltre 100 milioni, si stima) che vivono sotto la soglia di povertà a causa di malattie (con ripercussioni gravi in termini di costi sociali) e ingenti danni per settori strategici quali l'agricoltura.
Allarmismi a parte, di recente l'Eurostat ha diffuso i dati – che si riferiscono al periodo 2012-2013 – sulla lotta al cambiamento climatico da parte dei Ventotto. L'Italia, ad esempio, è tra i paesi che meno ha diminuito le emissioni di CO2, tuttavia si distingue per riduzione dei consumi energetici e ricorso alle rinnovabili.
Dal 1990 al 2012 il nostro paese è riuscito a ridurre le emissioni del 10,1% rispetto alla media europea del 17,9% (l'obiettivo è arrivare al 20% entro il 2020). Non siamo i soli, comunque. Anzi, c'è chi fa peggio di noi: Malta, Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, Austria e Slovenia. Ad ogni modo i maggiori inquinatori risultano essere Germania, Gran Bretagna e Francia. Poi l'Italia.
In compenso, come si diceva, il nostro è tra i paesi più virtuosi per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici (in questo caso il traguardo europeo è stato tagliato) e siamo prossimi a raggiungere l'obiettivo sulle rinnovabili (16,7% a fronte della soglia vincolante fissata per l'Italia al 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili).
Secondo uno studio realizzato da Legambiente (con la collaborazione del Gruppo Asja e del Gestore servizi energetici) l'Italia vanta il primato su scala mondiale per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici: oltre l'11% ad aprile 2015. Il settore delle rinnovabili, poi, non deve essere sottovalutato per la creazione di posti di lavoro che può generare.
L'Agenzia internazionale per l'energia rinnovabile (Irena), nel suo ultimo rapporto in materia, osserva che le fonti di energia pulita (fotovoltaico, bio-combustibili ed eolico) danno lavoro a 7,7 milioni di persone in tutto il mondo. Nel 2013 erano 5,7 milioni.
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