Spesso i cittadini hanno a che fare con la noncuranza delle strade, compresi quelle dei centri urbani. Non a caso "le buche" vengono usate come indice dello stato di salute di una città, disagi che sono talvolta aumentati negli anni della crisi e che richiedono costi economici non indifferenti.
Tra il 2006 ed il 2014, secondo la Siteb (l'Associazione italiana Bitume Asfalto e Strade), gli investimenti nella manutenzione, degli oltre 500 mila chilometri, di strade si sono più che dimezzati, facendo passare le tonnellate di asfalto usate dai 44,3 milioni del 2006 ai 22,3 dello scorso anno.
Un impatto negativo della stretta c'è stato, ovviamente, anche sull'industria del bitume. Mentre alla vigilia della crisi economica gli impianti di produzione e lavorazione del conglomerato bituminoso (quello che comunemente e erroneamente viene definito asfalto) erano 650, ad oggi se ne contano solamente 400 con conseguenze negative anche sugli addetti ai lavori: dai 50 mila del 2006 sono oggi circa 20 mila.
La mancanza di investimenti nel settore, oltre ad avere conseguenze sul fronte economico ed occupazionale, presenta anche dei costi sociali. Le strade dissestate sono spesso la causa di incidenti e in media le morti sulle nostre strade sono 58 ogni milione di abitanti, contro i 52 della media europea.
Ai prezzi attuali, segnala poi la Siteb, crollati vertiginosamente nell'ultimo periodo (mentre l'indice dei prezzi calcolato dall'Associazione di categoria a gennaio si presentava a 338,75 punti ad agosto è sceso a 271,54), servirebbero 50 miliardi di euro per risistemare tutte le strade italiane. Una cifra enorme, che è la diretta conseguenza della noncuranza degli anni passati.
Se la quantità di bitume utilizzato in questi anni fosse rimasta intorno alle 40 milioni di tonnellate oggi sarebbe bastata una manutenzione ordinaria, mentre il buco causato in questi anni (pari a circa 96 milioni di tonnellate, ovvero nove miliardi di euro) ha portato alla necessità di interventi straordinari e per questo recuperare al danno richiede investimenti maggiori.
Eppure ci sarebbe un modo per risparmiare: il fresato di asfalto. Si tratta di una tipologia speciale di asfalto che, riciclabile al 100%, consentirebbe un risparmio di 500 milioni all'anno, ma nel nostro Paese viene considerato un "rifiuto speciale", il cui uso è dunque vietato.