In crescita rispetto al 2007

Il disagio e lo spreco alimentare in Italia

Ad oggi le famiglie, che non hanno i soldi sufficienti per acquistare il cibo necessario, sono un milione in più rispetto al 2007

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Ogni anno tonnellate di prodotti alimentari commestibili vengono gettate via. Uno spreco che il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha sottolineato recentemente, ribadendo "l'assoluta necessità" di incoraggiare la donazione dei cibi invenduti e ancora commestibili a enti di beneficenza e alle persone in difficoltà.

Lo spreco alimentare rappresenta una questione ancora irrisolta anche nel nostro Paese, del resto. Un'indagine, promossa dal Politecnico di Milano e dalla Fondazione Banco Alimentare, ha provato a stimarne la quantità (ogni anno le tonnellate di cibo prodotte in eccedenza sono 5,6 milioni, di cui 5,1 milioni vengono sprecate) e il conseguente costo economico, pari a 12,6 miliardi di euro l'anno.

Si tratta di una cifra notevole, soprattutto se si considerano quante famiglie vivono in condizioni di disagio alimentare. Specie in alcune regioni del Mezzogiorno (Puglia, Campania e Sicilia), dove si registrano le percentuali più alte di famiglie che vivono in condizione di disagio alimentare.

Stando ai dati contenuti in una ricerca del Censis, diffusa a luglio, nell'ultimo anno il 9,2% delle famiglie italiane (2,4 milioni di nuclei familiari) non ha avuto i soldi sufficienti per acquistare il cibo necessario. Un numero in crescita rispetto al periodo precedente la crisi economica, purtroppo: nel 2007 le famiglie in condizioni di disagio alimentare erano un milione in meno rispetto ad oggi.

Ma la crisi ha imposto agli italiani una spending review domestica – per Federconsumatori e Adusbef, dal 2008 a oggi, le famiglie hanno ridotto i propri consumi di 3.142 euro – che non ha risparmiato neanche la spesa alimentare. Secondo il Censis, però, la condizione lavorativa del capofamiglia ha inciso in modo determinante: i nuclei con un capofamiglia operaio sono stati costretti a rinunce maggiori rispetto quelli con a capo un dirigente o un impiegato.

Tra le prime, la riduzione della spesa alimentare è stata del 17,3% in termini reali contro il 9,7% delle seconde. La situazione è stata particolarmente difficile soprattutto per le famiglie con dei figli: tra il 2007 e il 2014 le famiglie con due figli hanno ridotto la spesa alimentare del 15,6% contro il 18,2% di quelle con tre o più figli.