Un "ristorante sociale" aperto all'interno di un carcere per offrire ai detenuti una chance di avvicinarsi al mondo del lavoro e di reinserimento nella società. E' questo lo scopo di "InGalera", il primo esempio in Italia di un'attività di ristorazione aperta a tutti nata all'interno di una prigione. La sede scelta è quella della II Casa di Reclusione di Bollate (Milano), dove i reclusi preparano i piatti e li servono ai tavoli.
Per potervi accedere alla sala non è necessario alcun rilascio di documento, basta aver prenotato per il pranzo o per la cena. Ma guai a chiamarlo "esperimento". "InGalera rappresenta un'idea di impresa, un'attività vera e propria che vuole confrontarsi con il mercato del lavoro", ha detto Silvia Polleri, presidente della cooperativa sociale Abc La Sapienza in tavola, motore dell'iniziativa in collaborazione con Pwc Italia.
Il ristorante, attivo sei giorni su sette, sorge lontano dalle zone detentive della struttura e conta circa 52 coperti. Lo staff è composto da quattro persone recluse e da quattro tirocinanti della scuola alberghiera Paolo Frisi. Chef e maitre sono professionisti "esterni", chiamati per arricchire il progetto e per svolgere un ruolo di guida per i meno esperti.