Spese contestate, Ignazio Marino in procura a Roma nega le accuse di peculato
Nelle dichiarazioni spontanee al pm ha detto la sua sulle firme dei rendiconti, "che non sono autentiche", e sul cambio di plafond della carta fino a 50mila euro, "che non ha mai richiesto". Sarebbero infatti "errori di ricostruzione degli uffici"
Il sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino, si è recato in procura per rendere dichiarazioni spontanee al pm Roberto Felici, titolare del fascicolo aperto sulle spese sostenute dal primo cittadino con la carta di credito comunale. Le indagini erano partite dopo gli esposti presentati da Fratelli d'Italia e dal Movimento 5 Stelle. Al pm Marino ha negato le accuse di peculato e depositato alcuni suoi documenti.
Spese contestate, Ignazio Marino in procura a Roma nega le accuse di peculato
Marino, accompagnato dal suo avvocato Enzo Musco, è stato sentito per chiarire alcuni aspetti legati alla vicenda delle sue note spese, vicenda che lo ha portato a presentare le dimissioni.
Firme non autentiche, plafond non richiesto dal sindaco - Sui giustificativi dei cosiddetti scontrini il sindaco ha dichiarato che "tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce non sono autentiche" e che "non ha mai richiesto la carta di credito" ma "gli è stata invece attribuita dagli uffici del Comune". Per il penalista Enzo Musco inoltre, "non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da dieci a cinquantamila euro, come era nella precedente amministrazione".
Seconda carta richiesta per eventi pubblici - Sulla seconda carta di credito, attribuita al capo del cerimoniale, il legale spiega che è stata "richiesta per facilitare i pagamenti in occasione di eventi pubblici". Il legale nella nota ribadisce che il sindaco "non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite".
Giustificativi, sono gli uffici a occuparsene - "E' evidente che la questione relativa ai giustificativi è da ricollegare a una prassi, consolidata negli anni e precedente all'amministrazione Marino, secondo cui sono gli uffici del Campidoglio e non il primo cittadino a gestire questi aspetti, come è ovvio che sia e come chiunque può comprendere senza che ciò possa giustificare però la scelta (e non si sa a chi sia riconducibile) di apporre sistematicamente firme non autentiche di Marino ed indicare causali di spesa evidentemente ricostruite a posteriori e senza consultare il sindaco", ha concluso Musco.
Marino è finito nell'occhio del ciclone dopo che alcuni giustificativi delle spese sostenute con la carta di credito comunale, il cui plafond è stato aumentato da 10mila a 50mila euro. La guardia di finanza nei giorni scorsi ha acquisito diversi documenti per chiarire sia come Marino abbia utilizzato la carta di credito comunale sia perché il suddetto plafond sia stato aumentato.
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