Un primo commento positivo giunge da Save The Children, che “approva” la misura di contrasto alla povertà, nello specifico in questo caso alla povertà minorile, auspicando un piano “che tocchi tutte le sfere di deprivazione dell'infanzia".
Giovedì 15 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato la legge di stabilità che prevede, tra le altre cose, uno stanziamento di 600 milioni per il 2016 (per poi crescere, negli obiettivi, a un miliardo strutturale nel biennio successivo) al fine di contrastare la povertà e sostenere le famiglie che vivono in condizioni di difficoltà economica. Tale sostegno dovrebbe però variare secondo la dimensione della famiglia: fino a 400 euro mensili l'assegno per quelle con cinque componenti e figli minori (la misura verrà inserita in un ddl collegato).
Di recente il giudizio della Caritas, che aveva appena pubblicato il rapporto sulla povertà 2015 (Dopo la crisi, costruire il welfare), era stato più severo nei riguardi dell'esecutivo Renzi, ritenendo l'azione di governo di contrasto alla povertà poco incisiva. I dati parlano chiaro. Secondo l'Istat nel nostro paese sono più di un milione i minori, tra bambini e adolescenti, a vivere in condizioni di povertà.
Come spiega la Caritas nel suo ultimo rapporto, “con il termine povertà assoluta ci si riferisce a una condizione economica che impedisce alle persone l'accesso ai beni essenziali quali alimentazione, casa, educazione, abbigliamento, minima possibilità di mobilità e svago: elementi che secondo i canoni stabiliti dall'Istat definiscono uno 'standard di vita minimamente accettabile'”.
Povertà relativa, impoverimento e rischio di povertà, invece, “sono espressioni che designano ciascuna una specifica condizione di deprivazione materiale, nessuna delle quali impedisce l'accesso ai beni e servizi essenziali disponibili per la maggior parte della popolazione. Si tratta, dunque, di condizioni significative se si vuole misurare il grado di diseguaglianza sociale di un determinato contesto e il suo impatto sulla popolazione".
Nel 2014 per la prima volta dal 2007, informa l'Istat, la povertà assoluta ha smesso di crescere nel nostro paese. L'anno scorso, infatti, questa condizione colpiva il 6,8% del totale quando nel 2013 era il 7,3%. Una notizia buona a metà, perché a ben vedere, rispetto al periodo pre-crisi, la quota delle persone in povertà assoluta è ancora in aumento, dal 3,1% al 6,8%.
I limiti del nostro sistema di welfare emergono soprattutto a livello locale, con differenze territoriali che marcano i divari Nord-Sud. Infatti nel Mezzogiorno a vivere in difficoltà è quasi metà popolazione (45,4%), mentre nei piccoli comuni la povertà assoluta è in diversi casi il doppio di quella nelle aree metropolitane.