Un migrante afghano è stato ucciso giovedì sera dalle guardie di frontiera bulgare al confine con la Turchia, nei pressi di Sredets. Pare che le guardie abbiano sparato in aria quando una cinquantina di afghani non ha obbedito all'ordine di tornare indietro, ma un proiettile di rimbalzo ha colpito il migrante. Si tratta della primo caso, durante la crisi dei rifugiati in Europa, in cui una persona viene uccisa mentre cerca di passare la frontiera.
Dopo l'incidente, ha fatto sapere il ministro dell'Interno bulgaro Gheorghi Kostov, gli agenti hanno trovato nello zaino dell'afghano ucciso una pistola e due telefoni cellulari.
Il gruppo di migranti intercettato dalla polizia, ha precisato il ministro, era composto da 54 persone, tutti uomini in buone condizioni fisiche, di età tra i 20 e i 30 anni. Secondo la ricostruzione delle autorità bulgare i migranti si sarebbero comportati in maniera aggressiva e non avrebbero ubbidito agli ordini della pattuglia di tornare indietro. Gli agenti avrebbero così sparato in aria, ma uno dei proiettili avrebbe colpito di rimbalzo accidentalmente alla testa uno degli afghani.
"I tre uomini della polizia di frontiera che hanno fermato il gruppo di migranti clandestini meritano una medaglia", ha dichiarato Valeri Simeonov, presidente del partito Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria, in un'intervista al canale televisivo BTV. Il partito nazionalista di Simeonov appoggia in parlamento il governo di centrodestra di Boyko Borissov.
Simeonov ha aggiunto che la polizia di confine deve sparare contro qualsiasi persona che non ubbidisca agli ordini dopo aver superato clandestinamente i confini. A suo dire "il gruppo dei clandestini era composto non certo da profughi che scappano dalla guerra ma da avventurieri armati".