Sono stati arrestati i due presunti autori dell'omicidio del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza. Con lui, il 16 gennaio del 2014, morirono pure il nonno, Giuseppe Iannicelli, e la compagna, Ibtissam Touss. Gli arrestati, che erano già detenuti per traffico di droga, sono accusati di triplice omicidio.
Ai due, Faustino Campilongo e Cosimo Donato, i carabinieri di Cosenza, insieme a quelli del Ros, hanno notificato nel carcere di Castrovillari (Cosenza), dove sono detenuti per altra causa, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda.
Movente legato al traffico di droga - L'agguato nel quale furono uccisi con diversi colpi di pistola Iannicelli, la compagna marocchina ed il nipote sarebbe da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico della droga. Iannicelli, che sarebbe stato legato alla cosca degli zingari, che gestisce il traffico della droga nella zona dell'alto Jonio cosentino, avrebbe tentato di assumere un ruolo autonomo e per questo motivo sarebbe stato assassinato.
Il nonno usava Cocò come scudo - I militari dell'Arma hanno riferito poi che il piccolo Cocò veniva usato dal nonno, che lo portava sempre con sé, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti.
Renzi: "Orgoglioso di combattere la criminalità" - "Vorrei esprimere la gratitudine mia e del governo agli inquirenti, alle forze dell'ordine e a tutti i servitori dello Stato che hanno raccolto gravi indizi su killer e mandanti del terribile omicidio del piccolo Cocò". Così su Facebook il premier Matteo Renzi dopo i due arresti. "Niente - si legge - potrà sanare il dolore per l'accaduto, ma sono e siamo orgogliosi delle italiane e degli italiani che ogni giorno combattono contro la criminalità e per la giustizia: grazie".
Le preghiere del Papa - Il 26 gennaio 2014, dieci giorni l'omicidio, Papa Francesco rivolse a Cocò un pensiero e una preghiera in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro: "chi ha ucciso un bambino così piccolo, con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità, si penta e si converta", aveva detto il Pontefice, che qualche mese dopo incontrò anche il padre del bimbo, detenuto nel carcere di Castrovillari.