Roma, Ignazio Marino si è dimesso "Ma ho 20 giorni per ripensarci"
Dopo il pressing del Pd, è arrivato il passo indietro del sindaco da giorni al centro della bufera
Ignazio Marino, dopo le polemiche sul caso delle spese contestate, ha rassegnato le dimissioni da sindaco di Roma. "Lascio, sapendo che per legge ho 20 giorni per ripensarci", ha detto. Il passo indietro è arrivato dopo l'ultimatum lanciato da Pd e Sel che avevano minacciato di ricorrere alla sfiducia. In precedenza si erano dimessi il vicesindaco Marco Causi e gli assessori Stefano Esposito e Luigina Di Liegro che di fatto avevano lasciato Marino solo.
Se fosse così sarebbe un segnale politico forte, che potrebbe tradursi in un maxi rimpasto. Per quanto riguarda la mozione di sfiducia, invece, questa non esiste tecnicamente nel regolamento del Consiglio comunale e quindi si stanno studiando le forme con cui eventualmente presentare in aula questo "atto di sfiducia". Tra le ipotesi prese in considerazione anche le dimissioni in blocco dei consiglieri di maggioranza cui dovrebbero seguire quelle dell'opposizione.
Matteo Renzi sin dai tempi delle contravvenzioni in Panda e di Mafia Capitale avrebbe voluto il primo cittadino fuori dai giochi. Ora anche Matteo Orfini, sostenitore di Marino, si è dovuto arrendere all'inconfutabile allontanamento del sindaco.
Assemblea rimandata - La seduta dell'Assemblea capitolina è stata rimandata a venerdì in seconda convocazione, dalle 10 alle 14. La scelta è dovuta principalmente alla delicatezza della situazione delle ultime ore con lo spettro delle dimissioni del sindaco Ignazio Marino, invocate da più parti.
Il rebus si gioca intorno alle elezioni - Il Pd teme l'ascesa del M5S, se si andasse a maggio alle elezioni. Il segretario-premier teme che la scelta degli elettori possa concentrarsi sui pentastellati. Da oggi a maggio il tempo sembra esiguo per permettere al Partito democratico di riabilitare la propria immagine infiacchita dagli scandali di Mafia Capitale. Fino a febbraio, secondo indiscrezioni, dovrebbe tenere le redini della Giunta Matteo Orfini.
La linea più conveniente per il partito sarebbe resistere fino al 24 febbraio ed evitare la tornata elettorale accorpata alle altre amministrative. In questo modo se ne riparlerebbe a ottobre, tutto il tempo per far dimenticare agli italiani i danni fatti con questa amministrazione.
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