Il rapporto tra genitori e insegnanti è da sempre fonte di riflessioni, se non di vere e proprie tensioni familiari. Negli ultimi anni si è, però, assistito a un generale assottigliamento del confine di formalità che separava i docenti dalla famiglia dell'alunno. Tutto ciò ha portato a una perdita di autorevolezza dell'insegnante sia agli occhi dello studente sia nei confronti della società stessa. Come stabilire, quindi, un rapporto e un colloquio equilibrati con il corpo docente? Attraverso l'esercizio di due qualità in disuso, ovvero la chiarezza unita alla gentilezza di modi e intenti.
No all'arroganza, anche se l'insegnante è ostile - Spesso il colloquio con maestre e professori nasce da una problematica verificatasi in classe con l'alunno. Scarso profitto, condotta indisciplinata, poco interesse... qualsiasi sia la motivazione alla base dell'incontro con i docenti, è importante porsi in ascolto senza cadere nella strenua difesa "a priori" del pargolo.
Obiettività e fiducia - Sono rari, ma esistono anche i casi in cui pare che il docente si "fissi" su uno studente della classe in particolare, il quale si percepisce come perseguitato ingiustamente. Di conseguenza, è facile che la famiglia dell'alunno entri immediatamente in un clima battagliero con l'intero consiglio di classe. In queste situazioni, è opportuno mantenere un buon livello di obiettività e non perdere la fiducia negli educatori. Con lucidità, si faranno poi le dovute considerazioni accantonando però concetti quali "persecuzione" o ingiustizia.
Le parole giuste - Dialogare mostrando proprietà di linguaggio, e cortesia, è sempre un ottimo biglietto da visita anche quando l'argomento di discussione è scottante (per esempio, un problema di disciplina o un calo del profitto dell'alunno). Vietate le parolacce così come i modi di dire eccessivamente colloquiali: va sempre mantenuta una certa, reciproca, distanza di toni tra genitori e insegnanti. Un modo di parlare più "colorito", anche se avallato dall'amore genitoriale, fa passa sempre dalla parte del torto.
Senza timori - La formalità e l'educazione non devono, però, significare omissioni e atteggiamenti remissivi per paura di eventuali reazioni dell'insegnante. Il colloquio, infatti, nasce proprio per fare chiarezza e risolvere i reciproci dubbi. Il rispetto non dovrebbe, dunque, sfociare in un obsoleto timore reverenziale verso i docenti. Anzi, maestre e professori apprezzeranno la sincerità dei genitori espressa con calma ed educazione.
Riflessioni post-colloquio - Dopo aver parlato con l'insegnante, è opportuno riflettere a posteriori su ciò che è stato detto in sede di colloquio. Ed eventualmente, riferire al bambino o al ragazzo le impressioni ricevute e i consigli dei docenti. Avendo, però, l'accortezza di non giudicare mai negativamente gli insegnanti davanti ai propri figli: un comportamento del genere potrebbe portare alla totale perdita di autorevolezza degli stessi docenti agli occhi del minore, con conseguenze deleterie su profitto e attenzione.