"Non posso contare sulla mia velocità rispetto ai giocatori con due gambe, per questo devo perdere meno palle possibili". Ha il piglio deciso Francesco Messori, il 17 anni capitano della Nazionale italiana di calcio amputati dal 2012, ingaggiato da una squadra di normodotati, la Virtus Mandrio della provincia di Reggio Emilia, iscritta al campionato di calcio a sette Csi di Modena. In campo mercoledì per la prima giornata, con le sue stampelle e la maglia numero 7, promette di dare filo da torcere. "Spero di essere titolare dal primo minuto - dice a Tgcom24 - Ai contrasti di gioco con avversari fisicamente più forti ho fatto l'abitudine".
Appassionato di calcio da sempre, tifosissimo di Lionel Messi che ha incontrato due volte al Camp Nou di Barcellona e del quale ha l'autografo tatuato sull'avambraccio, Francesco, 17 anni, nato senza gamba destra, afferma con serenità: "Rispetto ai compagni della Nazionale, mi ritengo fortunato perché è stato più facile per me iniziare a giocare rispetto a chi ha perso l'arto per malattia o un incidente. L'importante è non vergognarsi mai della propria disabilità ma mostrarsi alla gente senza paura. La forza di credere nei propri sogni e l'impegno fanno tutto il resto".
E Francesco, seppur così giovane, può vantare un palmarès rispettabilissimo: nel 2012, a 14 anni, diventa capitano della Nazionale italiana amputati, team azzurro che ha contribuito a fondare; dopo l'esperienza nel campionato giovanile a 11 del comitato provinciale Csi di Reggio Emilia, ha scelto il calcio a sette che è la sua disciplina (la Nazionale amputati della quale è capitano gioca a sette), senza il timore di incontrare sul suo cammino calciatori amatoriali. E mercoledì l'attende il debutto in campo nel ruolo di centrocampista tra i compagni della Virtus Mandrio, in deroga ai regolamenti.
"Abbiamo acconsentito a questa scelta - spiega Paolo Zarzana, responsabile della commissione calcio Csi Modena e viceallenatore della Nazionale italiana amputati - perché permette di dare un segnale forte. La presenza di Francesco in un campionato adulti, per quanto amatoriale sia, è un segnale per Francesco ma è un segnale anche per chi gli starà di fronte. Anche alcune squadre professionistiche si sono già mosse per sostenerci in questo senso e per noi significa aver fatto le scelte giuste".
Scenderà in campo con le stampelle ma non è per niente spaventato al pensiero di trovarsi di fronte avversari normodotati. "Sicuramente non è come giocare in Nazionale - afferma il baby campione, che sul suo profilo Facebook ha una foto con il suo idolo, Messi, - dove il confronto è alla pari. Qui devi cercare di sprecare meno palle possibili, perché non posso fare conto sulla mia velocità, rispetto ai giocatori con due gambe, quindi il recupero della palla diventerebbe più difficoltoso, se non impossibile. A volte ho paura dei contrasti di gioco quando trovo avversari fisicamente più forti, ma ci si fa l'abitudine".
A Francesco resta un unico, piccolo, rammarico, quello di indossare la maglia 7, "come quella di Cristiano Ronaldo e non la 10 di Messi, il mio idolo. Ma in realtà - spiega - è il numero che indossava il mio allenatore Renzo Vergnani, lui stesso me lo ha dato, è un onore per me".