Almeno 56 persone sono morte in Guatemala, a causa di una valanga provocata dalle forti piogge degli ultimi giorni. La tragedia è avvenuta nella località di El Cambray, a circa venti chilometri dalla capitale. Travolte almeno 70 abitazione della zona. Secondo il portavoce della Protezione civile, Sergio Cabanas, ci sono 350 dispersi.
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Da quello che rimane di El Cambray II, villaggio a pochi chilometri della capitale, emergono intanto storie e racconti tragici, mentre la speranza di poter trovare dei superstiti diminuisce di ora in ora.
Reginaldo Gonzalez è ormai da due giorni alla ricerca di un gruppo di familiari (figlia, suocero e nipoti). Al quotidiano La Hora ha raccontato di un sms inviato alla figlia, Wendy, per avere sue notizie. E lei fortunatamente ha risposto "sono viva". Il caso di Gonzalez non è l'unico. Dall'orrore del Cambray emergono anche altre vicende. Un pompiere ha raccontato di aver urlato dentro delle buche scavate frettolosamente nel fango e la terra: "Fate rumore così vi troviamo". E mentre gli altri compagni del soccorso rimanevano in silenzio, dalla profondità della terra sono giunti in effetti dei segnali. Quando invece il silenzio è il più assoluto, i soccorritori fanno un segnale e si spostano insieme ai compagni in una nuova area da perlustrare.
La valanga di giovedì notte ha un grave precedente nel 2010, quando le forti piogge e una serie di frane provocarono la morte di 44 persone su un tratto dell'autostrada Panamericana. E anche quella volta ci furono molti dispersi, oltre a 15 mila sfollati. Zone pericolose, abitate da grandi gruppi familiari molto poveri la cui unica alternativa è quella di vivere all'ombra di colline a rischio smottamento.