Doveva essere un allegro giorno di festa come nelle migliori tradizioni contadine del Piemonte, invece si è trasformato in quello più brutto per un pensionato di Castellinaldo d'Alba (Cuneo) che si è ritrovato 20mila euro di multa da sborsare. Questo per aver invitato quattro suoi amici a vendemmiare nel suo podere, non più di un ettaro di vigne tra barbera e nebbiolo. Un blitz dell'ispettatorato del lavoro ha rovinato la giornata: l'accusa di lavoro nero e 3.900 euro di ammenda per ogni presente. "Qui in campagna ci si aiuta, non è caporalato", è la difesa del sindaco del paese. "Abbandonerò tutto, perché non serve lavorare tanto per questi risultati", commenta il contadino-pensionato a La Stampa.
Eppure quelle vigne appartengono alla famiglia del pensionato da almeno 70 anni e il giorno della vendemmia è tradizionalmente così: si chiamano gli amici quando l'uva è matura e si raccoglie ancora a mano, senza macchinari, come una volta.
"Ad un certo punto siamo stati letteralmente circondati da carabinieri e funzionari dell'ispettorato del lavoro - racconta uno dei presenti a La Stampa - Ci hanno chiesto i documenti e hanno redatto un verbale di denuncia di lavoro nero".
"Non siamo un paese in cui vige il caporalato - risponde indignato il sindaco Giovanni Molino - Qui la gente si aiuta, si spacca la schiena tra le vigne, su queste colline. E' assurdo che un uomo che porta avanti pochi filari da solo, con grande sacrificio, sia considerato un evasore".
Con la multa in tasca di quasi 20mila euro (3.900 per ogni presente considerato un lavoratore irregolare) il pensionato e i suoi amici si dovranno presentare a Cuneo, nella sede dell'ispettatorato del lavoro, per ribadire la loro posizione.