Una tegola da 50 miliardi di dollari sulla Volkswagen. E' la realistica ipotesi di una class action mondiale che fa Emily Maxwell, avvocato californiano esperto nella tutela dei consumatori. In America sono già 25 le class action che chiedono risarcimenti per lo scandalo delle centraline diesel truccate. Le auto, nel mercato statunitense, sono inutilizzabili a causa delle severe norme. Intanto lo scandalo si allarga e potrebbe coinvolgere anche Bmw.
La Volkswagen potrebbe sborsare 25 mld solo in Usa - La casa automobilistica tedesca potrebbe sborsare una somma di 25 miliardi di dollari solo in America dove le auto coinvolte nello scandalo emissioni sono 482mila. Nel mondo le macchine con le centraline "truccate" sono 10,5 milioni.
Occhi puntati su Seat - I numeri, però, potrebbero essere provvisori. La Seat, società spagnola del gruppo Volkswagen, avrebbe infatti montato dal 2009 oltre 500mila motori diesel incriminati nello scandalo delle emissioni nei suoi veicoli. Lo scrive il quotidiano iberico El Pais citando fonti vicine al gruppo. In particolare i motori sarebbero gli stessi usati da Volkswagen e Audi negli Stati Uniti e ora sotto oggetto di indagini.
Bmw coinvolta nello scandalo? - Lo scandalo "emissioni truccate" potrebbe allargarsi all'altro grande gruppo tedesco: Bmw. Secondo Auto Bild, infatti, le emissioni di un modello della società bavarese, l'X3 xDrive 20d, sarebbero oltre dieci volte superiori ai limiti che l'Europa ha imposto per le vetture euro 6. Nonostante la smentita ("Bmw non manipola i suoi veicoli, non distingue fra strada ed test in laboratorio"), in Borsa il titolo crolla.
La casa automobilistica inviò una lettera ai proprietari Usa - Intanto emerge come Volkswagen, ad aprile, avesse inviato una lettera ai proprietari californiani di vetture diesel per informarli della necessità di "un richiamo per problemi di emissioni". E' quanto si legge sul sito internet di Reuters, in cui si spiega che ai proprietari di auto Volkswagen e Audi è stato chiesto di portare le loro macchine da un concessionario per l'installazione di un nuovo software che assicurasse che le emissioni fossero "ottimizzate per renderle efficienti".
A Winterkorn una pensione da 28,6 milioni - Intanto, all'indomani delle dimissioni del ceo Martin Winterkorn, dall'ultimo report annuale dell'azienda emerge che all'ex a.d. della casa automobilistica tedesca andrà una pensione di 28,6 milioni di euro e, spiega Bloomberg, il documento "non indica condizioni per cui la somma potrebbe non venire pagata". A Winterkorn potrebbero anche andare due annualità in caso di uscita per totali 33 milioni, ma la parola spetta al board che potrebbe ridurre la somma.
Elkann: "Non commento, fatto specifico" - "Su quello che sta accadendo in Volkswagen noi non commentiamo. Quanto avvenuto è molto grave, vedremo di capire meglio dalle indagini". Lo ha detto il presidente di Fca, John Elkann, sottolineando che sulla vicenda l'Associazione europea Acea ha detto che "il fatto non è legato a problemi dell'industria, ma specifico di una società.
Lo scandalo Volkswagen accelererà l'addio al diesel - La bufera sulla violazione delle norme anti-smog potrebbe colpire anche le altre aziende del settore. La banca svizzera prevede regole più stringenti sulle emissioni anche in Europa: un colpo per il mercato del diesel nel Vecchio Continente, che - si legge nel report di Credit Suisse - ha un peso ben superiore rispetto agli Stati Uniti: 53% delle nuove auto contro lo 0,8% degli Usa. Altri studi parlano di una percentuale del 35% facendo riferimento delle vetture circolanti nella Ue.
Verso l'auto ecologica - In ogni caso la vicenda Volkswagen, oltre al danno d'immagine per il gruppo tedesco e per i suoi concorrenti (il dubbio sui mercati è che altri abbiano barato), accelererà l'addio ai motori diesel. Con un conseguente aggravio di costi per l'industria europea che dovrà accelerare nello sviluppo di auto più ecologiche.
S&P verso taglio del rating - L'agenzia di rating Standard & Poor's stima per Volkswagen "sanzioni e costi di bonifica sostanziali" per lo scandalo delle emissioni truccate. In una nota S&P ipotizza inoltre il taglio del rating del gruppo tedesco.
Cadono altre teste - Dopo le dimissioni dell'amministratore delegato Winterkorn, anche Wolfgang Hatz di Porsche e Ulrich Hackenberg di Audi lasciano il consiglio di amministrazione del gruppo tedesco. Lo riporta la Cnbc. Per i media tedeschi sarebbero vicini all'addio, inoltre, il direttore del settore sviluppo, Heinz-Jakob Neusser, e il numero uno di Volkswagen Usa, Michael Horn.
In arrivo il numero uno di Porsche - Intanto Matthias Mueller, numero uno di Porsche, è il candidato in pole position per rimpiazzare al vertice del gruppo Winterkorn. La famiglia Porsche-Piech, principale azionista, sarebbe così orientata. La decisione finale non è ancora presa e il consiglio di sorveglianza dovrebbe discuterne venerdì.