"Stiamo lavorando sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c'è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla legge Fornero". Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a Modena. "In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan", ha spiegato.
Possibile uscita donne a 62-63 anni, taglio 10% - Il governo lavora anche all'uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016 a 62-63 anni con 35 di contributi: si tratta di una nuova opzione donna - spiegano tecnici dell'esecutivo - che prevedrebbe, invece del ricalcolo contributivo, una riduzione dell'assegno legata alla speranza di vita e pari a circa il 10% per tre anni di anticipo rispetto all'età di vecchiaia.
Spunta "opzione uomo" per chi perde lavoro - Per i lavoratori che perdono l'occupazione a pochi anni dalla pensione si studia "l'opzione uomo", ovvero la possibilità di accedervi con 3 anni di anticipo rispetto all'età di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2016) con un taglio dell'assegno legato non al ricalcolo contributivo, ma all'equità attuariale, cioè al tempo più lungo di percezione dell'assegno. Il governo studia anche il prestito pensionistico e una sorta di assegno di solidarietà per le situazioni di maggiore disagio.
Dopo l'avvio della riforma del 2004, l'età media di pensionamento tra il 2006 e il 2010 è salita a 60-61 anni. Arriverà a 64 anni nel 2020, per poi passare, sempre in media, a 67 anni nel 2040 e infine a 68 anni nel 2050. E, se nulla sarà toccato, il risparmio di spesa ottenuto sarà, tra il 2004 e il 2050, pari a 60 punti percentuali di Pil: ai valori attuali la cifra astronomica di 980 miliardi di euro.