Internet of Things: a che punto siamo in Italia
A livello mondiale l’internet delle cose vale oggi circa 2.300 miliardi di dollari e potrebbe arrivare 4.600 miliardi entro il 2018
Che l'impatto economico dell'Iot, (internet of Things) sia notevole, ormai è noto. Certo è che bisognerà muovere le leve giuste e il piano previsto dal governo italiano per la banda ultra larga potrebbe essere una di queste.
L'Iot è quel tipo di tecnologia che si pone come obiettivo l'interconnettibilità tra gli oggetti, rendendoli quindi intelligenti e in grado di interagire tra loro, garantendo così risparmi e ed una maggiore efficienza ai processi produttivi e di distribuzione delle aziende, garantendo così un importante apporto economico anche ai Paesi che se ne avvalgono.
Uno studio di Accenture spiega che negli Stati Uniti, per esempio, lo sviluppo dell'Internet delle Cose potrebbe garantire un contributo alla crescita del Pil pari a due punti percentuali entro il 2030. Rosse anche le previsioni per Regno Unito e Francia, mentre in Italia pesano ancora i ritardi negli investimenti.
Secondo McKinsey investimenti in innovazioni di questo tipo garantirebbero un impatto economico globale di circa 11 mila miliardi di dollari entro il 2025, mettendo a segno, già entro la fine di quest'anno, una crescita del 19%. Secondo le stime di Idc nel 2013 il valore di mercato dell'Iot è stato di 1.900 miliardi, nel 2014 di 2.300 miliardi e potrebbe arrivare a 4.600 miliardi entro il 2018.
A che punto siamo in Italia? nel nostro Paese sono otto milioni gli oggetti interconnessi tramite una scheda Sim, in crescita del 33% rispetto al 2013, per un giro d'affari di 1,15 miliardi di euro, +28% rispetto ad un anno prima. Una cifra alla quale vanno aggiunti altri 400 milioni di euro relativi a oggetti connessi mediante Wi-Fi, Bluetooth o altri tipi di collegamenti.
Il 38% degli oggetti connessi in Italia è rappresentato dalle SmartCar (il 55% se si considerano solo gli oggetti interconnessi tramite scheda Sim). Importante anche la quota rappresentata da SmartHome o da oggetti per uso domestico (allarmi, videosorveglianza, impianti per il controllo energetico o per il riscaldamento), pari al 23% degli oggetti Iot totali.
C'è poi il progetto SmartCity, al quale in Italia ha preso parte il 50% dei comuni italiani con oltre 40mila abitanti, Di questi oltre la metà (il 58%) lo ha fatto per valorizzare i servizi di mobilità. Una quota simile (52%) ha fatto lo stesso per l'illuminazione urbana.
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