La "metamorfosi" di Fabrizio Corona è andata in scena in un cinema di Milano dove, con un permesso del giudice di Sorveglianza, ha potuto partecipare alla presentazione di un documentario sulla sua vita. Per la prima volta, dopo quasi tre anni da detenuto, l'ex re dei paparazzi ha avuto la possibilità di parlare in pubblico ringraziando "il magistrato", commuovendosi per il "dolore" provato in carcere che gli è "servito".
"Ringrazio il magistrato che mi ha dato l'opportunità di essere qui - ha spiegato - non posso rispondere alle domande (così ha stabilito il giudice) perché questo è un permesso funzionale al mio lavoro ed è già' un privilegio essere qui e vi ringrazio tutti, sono contentissimo di vedervi". E poi ha ricordato, visibilmente emozionato, una frase di "mia madre che mi ha detto che non potevo capire se non avessi provato un grandissimo dolore, l'ho provato e ora sono qui anche per mio figlio".
L'ambiente mondano e glamour, fatto di qualche personaggio televisivo, fan, flash dei fotografi e telecamere, ma anche di nuovi marchi da sponsorizzare, non era tanto diverso, in realtà, da quello in cui Corona si muoveva in passato, prima di venire travolto da guai giudiziari.
Una serie di processi - Procedimenti penali in serie che nel gennaio del 2013 lo hanno portato in carcere sulla base della prima condanna definitiva per un foto-ricatto e dopo una fuga di alcuni giorni in Portogallo.
Nel giugno scorso, poi, è arrivata la decisione del giudice della Sorveglianza Giovanna Di Rosa che, accogliendo l'istanza dei legali Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, ha deciso per l'affidamento temporaneo ad una comunità' a Lonate Pozzolo (Varese) di Don Mazzi. Comunità da cui l'ex agente fotografico è uscito per alcune ore per assistere all'anteprima del documentario "Metamorfosi" che tratta l'ultimo periodo della sua vita, tra il 2011 e il 2012, prima che venisse arrestato dopo la latitanza.
Un film di Jacopo Giacomini e Roberto Gentile in cui Corona è sempre protagonista e nel quale racconta "lo stato di guerra che ha dentro" e gli esercizi fisici e spirituali e le sue "prove" per cambiare e migliorare il suo modo di essere.
"Ora sono più sicuro di me" - La sala era piena di amici, qualche volto tv, con giovanissimi fan all'esterno ad attendere il suo arrivo. Dentro il cinema a due passi dal Duomo anche cartelloni pubblicitari per sponsorizzare marchi di diversi prodotti. "Non possiamo impedire alla gente che conosce Fabrizio e che lo ama di venire qui a vedere un film su di lui - ha spiegato il legale Chiesa prima della proiezione - con questo permesso Fabrizio ha cominciato un percorso di risocializzazione e sta diventando un uomo migliore". Lo assicura lui stesso alla fine del documentario quando afferma: "I miei sbagli e la galera sono stati necessari per diventare quello che sono, ho sempre ostentato sicurezza ma ora sono più sicuro di me, ho trovato la vera forza".