Il governo sta puntando molto sulle politiche per il lavoro, con il Jobs Act e gli sgravi contributivi previsti dalla Legge di Stabilità. La buona notizia, in questo senso, c'è ed è il calo del tasso di disoccupazione al 12% nel mese di luglio, dal 12,5% del mese precedente (rivisto dall'Istat dal 12,7%).
Un dato che assume maggiore importanza osservando soprattutto l'andamento dell'occupazione: dopo il calo di maggio (-0,2%) e la lieve crescita di giugno (+0,1%), a luglio 2015 la stima degli occupati – afferma l'Istat – cresce ancora dello 0,2% (+44 mila). Il tasso di occupazione aumenta così nel mese di 0,1 punti percentuali, arrivando al 56,3%. Nell'anno l'occupazione cresce dell'1,1% (+235 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,7 punti.
Dunque l'occupazione cresce, seppur lievemente, mentre la disoccupazione diminuisce pur restando – inevitabilmente dopo aver sfiorato il 13%, è il caso di aggiungere – su livelli alti. Nel confronto europeo, nell'area della moneta unica il tasso di disoccupazione è diminuito al 10,9% dal precedente 11,1%.
Ad ogni modo, ancora nel secondo trimestre (tendenza ininterrotta da cinque trimestri), continua la crescita degli occupati che l'Istat stima a +180 mila unità (0,8% in un anno). Ora, l'aumento riguarda uomini e donne e coinvolge soprattutto il Mezzogiorno, ma il calo degli occupati 15-34enni e 35-49enni (rispettivamente -2,2% e -1,1%) viene compensato, per così dire, dalla crescita degli occupati over 50 (+5,8%) “anche a motivo delle mancate uscite dal lavoro generate dall'inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione".
C'è ancora molto da fare, quindi, specie sul fronte occupazionale giovanile, ma i numeri che sembrano evidenziare un timido trend al rialzo – da considerare poi che l'Istat ha rivisto la crescita del Pil nel secondo trimestre a +0,3% dallo 0,2 inizialmente stimato – fanno sperare almeno in una ripartenza, che poi era l'obiettivo minimo su cui confidare per il 2015.
Alcuni degli effetti derivanti dalle misure del governo si possono osservare nell'attivazione di contratti stabili, sebbene, soprattutto in un primo momento, il peso maggiore abbia riguardato le trasformazioni contrattuali. Con riferimento al secondo trimestre 2015 si evidenzia adesso un incremento di occupazione che interessa (su base annua) soltanto i dipendenti, in aumento dell'1,1% (183 mila unità).
Infatti, a ritmo più sostenuto, prosegue l'aumento del numero di dipendenti a tempo indeterminato (+0,7%, 106 mila su base annua), associato a quello dei dipendenti a termine (+3,3%, 77 mila unità). Il numero di indipendenti con contratti di collaborazione (-11,4%, -45 mila unità) appare ora ridotto.
Per il secondo trimestre consecutivo i lavoratori a tempo pieno risultano essere in aumento di 139 mila unità (+0,8%), ma una delle conseguenze della crisi economica era stata la diminuzione delle ore lavorate. Ininterrotta dal 2010, spiega l'Istat, prosegue la crescita degli occupati a tempo parziale (+1%, 41 mila unità nel raffronto tendenziale) e in oltre sette casi su dieci questa riguarda il part time involontario, la cui incidenza arriva al 64,6% dei lavoratori a tempo parziale (era il 64,5% un anno prima).