Nodo immigrazione, per Renzi "serve il diritto d'asilo europeo"
Per il premier "l'Europa deve smettere di commuoversi e iniziare a muoversi", e questo è "il momento giusto per lanciare un'offensiva politica e diplomatica"
Sul tema dell'immigrazione "questo è il momento giusto per lanciare un'offensiva politica e diplomatica". A sostenerlo è il premier Matteo Renzi, che in un'intervista al Corriere della Sera spiega che "l'Europa deve smettere di commuoversi e iniziare a muoversi. E' finito il tempo dei minuti di silenzio: si scelga finalmente di superare Dublino e di avere una politica di immigrazione europea, con un diritto d'asilo europeo".
"Ci vorrebbero mesi - prosegue Renzi - ma avremmo un'unica politica europea di asilo, non tante politiche quanti sono i vari Paesi. Andremmo negli Stati di provenienza per valutare le richieste di asilo, evitando i viaggi della morte. Gestiremmo insieme anche i rimpatri".
Il premier si dice quindi convinto che "stia emergendo la verità sui migranti: non è un problema italiano su cui speculare per mezzo punto di sondaggio, ma una grande crisi mondiale e europea da affrontare a Bruxelles, non a Lampedusa. Questa è stata la prima battaglia del mio governo: chiedere l'internazionalizzazione di questa crisi".
Per il presidente del Consiglio, infatti, "non dobbiamo solo tamponare l'emergenza, ma anche avere un ruolo maggiore in Africa e in Medio Oriente. Investire di più sulla cooperazione internazionale. Agevolare i rimpatri. E bloccare i trafficanti di uomini, per sempre".
Renzi non si sbilancia solo sull'ipotesi di un intervento in Libia, e glissa: "Obama ha convocato un vertice su questi temi a fine mese proprio a margine dell'assemblea Onu".
Oltre che di immigrati, il premier parla però anche di crescita economica, e sottolinea come "il Paese non mi sembra fermo e al contrario vedo tanta energia. Gli indici di fiducia e i consumi tornano a crescere. Il turismo tira, in particolare al Sud. Si respira un clima di ripartenza. Dopo anni di segno negativo torniamo a crescere". Per Renzi, insomma, "cresciamo all'incirca come Francia e Germania: poco, ma finalmente come loro".
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