Isis, l'ostaggio Usa Kayla Mueller venne stuprata da Al-Baghadi
La donna statunitense, morta a febbraio, era stata scelta dal leader dell'Isis come moglie
Kayla Mueller, l'ostaggio americano in mano all'Isis, venne costretta ad avere rapporti sessuali con Abu Bakr Al Baghdadi, il leader dell'Isis. Lo riporta l'Associated Press (Ap) citando esponenti dell'intelligence americana. La donna, che è morta nel febbraio scorso, fu stata stuprata più volte da Al-Baghdadi, che l'aveva scelta come moglie.
Emerge così un altro terribile capitolo sulla drammatica vicenda di Kayla Mueller, la giovane cooperante americana rapita dall'Isis in Siria nel 2013 e poi uccisa a febbraio. Lo Stato islamico ha tentato di usare il suo cadavere in chiave propagandistica: prima affermando che la ragazza, 26 anni, era morta per colpa di un raid dell'aviazione giordana, quando Amman reagì con forza alla barbara uccisione del pilota Muath al Kassesbeh, bruciato vivo e immortalato in un video dell'orrore. Poi inviando le foto del cadavere alla famiglia, almeno tre immagini. In una sul volto di Kayla si notavano alcuni lividi ed ematomi.
Quei lividi erano probabilmente opera proprio di Abu Bakr al Baghdadi. Che il Califfo l'avesse scelta come moglie costringendola ad avere rapporti sessuali, "ripetutamente" emerge dalla testimonianza di una ragazzina di 14 anni, una yazida, anche lei schiava sessuale dei jihadisti che è poi riuscita a fuggire. Era detenuta assieme a Kayla. L'intelligence americana ha raccolto altri indizi, che confermano le accuse, e a giugno ha informato i due genitori, Carl e Marsha Mueller.
La notizia che la cooperante statunitense era stata data in "sposa" a un leader jihadista è emersa poco dopo la sua morte, ma nessuno aveva mai fatto il nome del "leader supremo" dell'organizzazione Baghdadi. La tragica sorte è di Kayla Mueller è simile a quella di tante ragazze e ragazzine siriane, irachene, libiche. Un vero e proprio "bazar delle schiave del sesso", in taluni casi costrette a operarsi per tornare vergini, ha denunciato l'Onu. Le ragazze yazide, rapite a centinaia in Iraq, hanno denunciato che "gli emiri dell'Isis venivano ogni giorno e sceglievano una ragazza. C'erano anche bambine di 12 anni".
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