I GRANDI IN CRISI

Anche i ricchi piangono: la Cina svaluta, crolla la fiducia in Germania

Pechino interviene sullo yuan per combattere il rallentamento dell'economia. Mentre a Berlino cala a sorpresa l'indice Zew

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La crisi economica non guarda in faccia nessuno e pure i colossi devono farci i conti. La Cina ha deciso di svalutare a sorpresa la sua moneta, lo yuan, per cercare di combattere il rallentamento sempre più evidente dell'economia. Mentre in Germania crolla l'indice di fiducia degli investitori tedeschi sceso ad agosto a 25 rispetto a 29,7 di luglio, e contro una previsione media degli analisti pari a 31,9.

La svalutazione dello yuan - Se l'Italia, come riferisce Mediobanca, arranca, Cina e Germania non sono dunque poi così immuni dalla crisi. La Banca centrale di Pechino ha operato la maggiore operazione di svalutazione degli ultimi vent'anni portando la quotazione ufficiale della moneta nei confronti del dollaro a 6,2298 (-1,9%) specificando che si tratta di una misura 'una tantum'.

Il rischio "guerra delle valute" - La svalutazione potrà frenare la fuga dei capitali e rianimare l'export, ma colpirà tuttavia sia il potere di acquisto dei consumatori cinesi su alcuni prodotti. La decisione delle autorità di Pechino arriva peraltro quando nella regione anche le monete dell'Australia, Corea del Sud e Singapore si sono deprezzate aumentando i rischi di una "guerra delle valute" che punti sulla svalutazione per rendere competitiva l'economia.

Ne è convinto Stephen Roach, già presidente della Morgan Stanley in Asia e ora professore associato a Yale."In una economia globale debole, ci vuole molto di più che una svalutazione dell'1,9% per far balzare l'export - spiega a Bloomberg -. Questo aumenta inoltre la possibilità che le crescenti e destabilizzanti schermaglie si trasformino in una guerra mondiale delle valute".

La situazione a Berlino - Quanto al calo dell'indice di fiducia degli investitori tedeschi, la rilevazione non lascia indifferenti i mercati: dopo la diffusione dell'indice Zew sono arrivate le vendite. I mercati che hanno reagito peggio sono quelli di Francoforte e Parigi.