Un uomo è stato aggredito dal branco a Genova perché gay. Luca mentre si trovava su un autobus, alla domanda di una ragazza "Gay perché guardi il mio fidanzato", ha risposto di essere sovrappensiero. Il 40enne era con un amico. Entrambi sono stati picchiati da sei persone. Luca tornato a casa ha raccontato tutto alla sua compagna ma non sapeva di avere un ematoma cerebrale che dopo una settimana lo ha ridotto in fin di vita. Aperta un'inchiesta.
La notizia è stata riportata dal Secolo XIX. Il pestaggio risale alla notte del 14 luglio, sull'autobus della linea 1 fermo al capolinea di Caricamento. Luca (nome di fantasia) sale sul bus con un amico, poi succede il finimondo. Viene aggredito con un pretesto omofobo da un commando di sei persone, compreso due donne: calci, pugni, colpi di catena tutto davanti a un omertoso autista che non muove un dito per bloccare il massacro, né una telefonata ai soccorsi, né una chiamata alla polizia. Nulla.
Per questo è stato denunciato dagli inquirenti con l'accusa di "favoreggiamento". Per il resto, è partita un'inchiesta per tentato omicidio, ma i nomi ancora non ci sono. I militari da quasi due settimane stanno lavorando per identificare gli aggressori: al setaccio tutte le immagini raccolte dalle telecamere presenti in zona che avrebbero potuto filmare il commando non solo in fuga ma anche mentre saliva sul mezzo.
E intanto Genova è sotto shock: la città che ha ospitato pochi giorni fa lo Human Pride, che ha istituito il registro delle unioni civili non si identifica in una tale attacco omofobo. Forse, dice la sua ragazza, è stato "il suo look eccentrico" a creare l'equivoco, se così si può definire. Oggi Luca è ancora in prognosi riservata, non parla e lo alimentano a fatica, ma la speranza di tutti è che il peggio sia passato.