Negli ultimi trent'anni l'Italia è stata più calda del resto del mondo. Lo ha certificato l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nell'annuario dei dati ambientali. "L'aumento della temperatura media nel nostro Paese - si legge - è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma". Nel 2014 l'aumento in Italia è stato pari a +1,57 gradi, mentre quello globale della terra +0,89 gradi.
Ma nell'annuario presentato al ministero dell'Ambiente non si parla soltanto di caldo. Quella che emerge è la fotografia di un Paese a rischio per via del suo territorio fragile e per colpa dell'azione dell'uomo: nel 2014 si sono verificati 211 eventi franosi "importanti, che hanno causato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria".
Secondo il report "le regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 8.600.000 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media", mentre "i beni culturali esposti al medesimo rischio sono circa 28.500 e circa 7.100 le strutture scolastiche".
Promosse le acque marine - Buone notizie arrivano sul fronte delle acque di balneazione marine, promosse per quasi il 90%, con una classificazione ''almeno sufficiente a livello microbiologico''. Meno bene per fiumi e laghi, dove i dati parziali vedono il 60% dei primi e il 65% dei secondi in uno stato ecologico inferiore al "buono". La situazione è migliore per lo stato chimico delle acque sotterranee.
Ma anche il mare e i litorali presentano problemi: dall'alga tossica Ostreopsis ovata, riscontrata nel 2014 in 10 regioni costiere, al fatto che il 46% delle nostre coste basse, in 50 anni (1950-1999) ha subito modifiche superiori a 25 metri. A contribuire c'è anche la cementificazione: 675 km del litorale italiano, pari a circa l'8,2% del totale.
Diminuite le emissioni serra - In Italia le emissioni di gas serra, tra 1990 e 2013, sono scese del 16,1% soprattutto come conseguenza del calo dei consumi energetici e delle produzioni industriali, dell'incremento dell'efficienza energetica e della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili.