L'OMICIDIO DI SARAH

Sarah, il giallo di Avetrana dalla scomparsa della 15enne alle condanne

Le tappe principali dell'inchiesta che ha portato alla sentenza in appello

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Sarah Scazzi scompare nel nulla ad Avetrana (Taranto) tra le 13.45 e le 14.30 del 26 agosto 2010. Sarebbe dovuta andare al mare con la cugina Sabrina, ma le sue tracce si perdono prima di arrivare a casa Misseri, dopo essere stata vista da alcuni testimoni percorrere il breve tratto di strada (poche centinaia di metri) che separano la sua abitazione dalla villetta in via Deledda. Partono le ricerche e si susseguono gli appelli di parenti e amici: "Chi sa qualcosa parli".

Il cellulare di Sarah e i primi sospetti sullo zio - Il 6 settembre la mamma di Sarah, Concetta Serrano, rivolge un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché ritrovino sua figlia. Tre giorni dopo il Capo dello Stato assicura il massimo impegno nelle ricerche; quella sera in paese si tiene una fiaccolata. Il 29 settembre Michele Misseri, zio di Sarah e padre di Sabrina, riferisce di aver trovato il cellulare della ragazza in un campo; il giorno dopo la cugina Sabrina viene ascoltata a lungo dagli inquirenti.

Il ritrovamento del cadavere - Il primo ottobre il procuratore di Taranto commenta in modo lapidario il ritrovamento del cellulare: "Non credo a coincidenze quando sono troppe". Il 2 ottobre, da un sit-in di compagni di classe di Sarah, spuntano storie di dissidi tra Sarah e la cugina. Gli investigatori cominciano a sospettare concretamente che sia accaduto qualcosa tra Sarah e la famiglia Misseri. Il 6 ottobre, nella caserma del comando provinciale dei carabinieri a Taranto, c'è un interrogatorio fiume per Michele Misseri, la moglie Cosima Serrano, e la figlia maggiore, Valentina. L'uomo alla fine crolla e confessa: nelle campagne di Avetrana si cerca il cadavere di Sarah. I resti della ragazzina vengono individuati, in un pozzo-cisterna in contrada Mosca, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010, esattamente 42 giorni dopo la scomparsa della 15enne.

L'arresto di Sabrina e Cosima - Michele Misseri si accusa del delitto, dicendo di aver strangolato la nipote in garage. Ma il 15 ottobre successivo chiama in correità la figlia minore, Sabrina, che viene arrestata, e il 5 novembre la accusa di aver ucciso Sarah, confermando questo nel successivo incidente probatorio. Alla fine del 2010 Michele Misseri torna in varie forme ad accusarsi del delitto, ma gli investigatori non credono alle sue diverse versioni e nel frattempo raccolgono indizi anche sulla moglie dell'agricoltore e madre di Sabrina, Cosima Serrano, che viene arrestata il 26 maggio 2011, accusata di concorso in omicidio e sequestro di persona.

I processi e le condanne - Misseri viene scarcerato il 30 maggio 2011. Per lui l'accusa è solo di soppressione di cadavere. Il 10 gennaio 2012 comincia il processo di primo grado. Più di un anno dopo, il 20 aprile 2013, dopo cinque giorni di camera di consiglio, la Corte di Assise emette la sentenza: ergastolo per Cosima e Sabrina (omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere), otto anni a Michele Misseri, sei anni a Carmine Misseri e Cosimo Cosma (morirà il 7 aprile 2014, ndr), due anni all'ex legale di Sabrina, Vito Russo Junior. Condannati per favoreggiamento a pene comprese tra un anno e un anno e quattro mesi altri quattro imputati. Il 14 novembre 2014, dinanzi alla sezione distaccata di Taranto della Corte di assise di appello di Lecce, inizia il processo di secondo grado. Durerà otto mesi. Il 27 luglio 2015 la sentenza.