"Quella sera Bifolco Davide, come altri in precedenza, è morto perché ha osato contrastare la nostra forza, il nostro ordine. Morti che sicuramente potevano essere evitate, ma per le quali non verseremo nessuna lacrima". Parole fortissime stampate su manifesti poi affissi sui muri di Napoli e attribuite al Sap. Ma il Sindacato autonomo di polizia smentisce: "Nessun coinvolgimento, presenteremo esposto in Procura contro chi ci diffama".
Il manifesto shock è apparso in occasione dell'apertura del processo sulla morte del giovane, il 17enne che, con alcuni amici, non si fermò all'alt dei carabinieri e fu ucciso da un colpo sparato da uno dei militari. Era la notte tra il 4 e il 5 settembre del 2014. Pochi giorni dopo il carabiniere stesso, 32enne, chiese perdono alla famiglia della vittima.
Anche per questo motivo sorprendono le parole scritte sul manifesto. Frasi che citano esplicitamente anche altri dolorosi casi che hanno visto coinvolte le forze dell'ordine: "Nel caso della morte del giovane, come in quello di Uva Giuseppe, Giuliani Carlo, Aldrovandi Federico, Cucchi Stefano e tutti gli altri che possiamo ricordare, abbiamo lasciato la parola agli avvocati, ai mezzi di informazione e a tutti quelli che hanno cercato di addolcire la realtà. Ora basta! Vogliamo far udire la nostra voce, la voce delle forze dell'ordine. Ordine con la O maiuscola perché è quello che garantiamo e difendiamo. L'Ordine voluto dalla classe politica e protetto anche attraverso l'uso della forza. Noi siamo quella forza. Noi siamo il braccio armato dello Stato", si legge.
La smentita del Sap - Il Sap non ci sta e il suo segretario, Gianni Tonelli, scrive su Facebook: "Vicenda Bifolco e falso manifesto Sap a Napoli, smentiamo categoricamente il nostro coinvolgimento nella vicenda (da attribuirsi ad evidente azione contro di noi del partito dell'Antipolizia) e preannunciano esposto denuncia in Procura contro autori di questa vergognosa diffamazione a nostro danno!".